indifferenze
…gente che cammina senza darsi pensiero, gente che passeggia e guarda distrattamente il mondo circostante forse senza vedere granché. Fossimo a Napoli, o solo a Bologna, un concerto per strada coglierebbe lo sguardo, la sosta sorpresa. Qui in Friuli no. Si va avanti imperterriti per le strade e le piazze, quasi non si sentisse nulla con i padiglioni auricolari, né alcunché colpisse la sfera emotiva. A volte brontolando anche per il suono delle campane. Come si preferisse re-stare nel silenzio esteriore. Non in quello interiore dove (forse talora) risuona la voce di Dio (Meister Echkart).
L’indifferenza di qui appare come un dis-interesse negativo, un non-essere-in-mezzo alla cosa che accade, perché non serve, e si tira dritto. Perché non è “pratico“. L’interesse è sempre un’inter–cedere, un procedere, un avanzare, una crescita; il disinteresse è invece una specie di chiusura, di egoismo espresso nella postura e nella freddezza dell’incedere. Gli Indifferenti sono anche un libro non indimenticabile di Moravia e un film con la Cardinale e Rod Steiger.
Questo accade nel paesone delle Terre di Mezzo, un mercoledì qualsiasi, alla Scuola di Musica, dove si propone di attingere all’attività fabbrile della Poesia, insieme, e dove comunque, nonostante l’indifferenza, risuonano le voci. Indifferenti a Dante, Petrarca, Leopardi, Pascoli, Montale, Saba.
Questo accade nel paesone delle Terre di Mezzo, una domenica luminosa di maggio, cantando e suonando due giovini musicanti, benissimo, in su la strada.
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Ti aspetteresti che un fuoristrada di metallo pesante, con ruote da autoblindo ed un motore da5000 cc che sviluppa una velocita’ massima di 120 km/h, ma che ha la potenza di percorrere le piste del deserto e di arrampicarsi su carrareccie quasi in verticale…questo fuoristrada, dicevo, ti aspetteresti che avesse uno sterzo sensibile, l’innesto delle marce morbido, la frizione come una piuma e fosse accogliente, silenzoso e comodo come una berlina? Mi pare di aver udito un gemito di dolore, Renato!
metafora molto intelligente, caro Sergio
renato