saluti di ieri e di oggi
…io corro e corro e corro. Per viottoli e interpoderali, con costanza e con ogni temperatura, normalmente, per accompagnare il tempo che passa, per sentire il sangue scorrere, il cuore pompare e i polmoni ansimare. Per una doccia rigenerante e un bicchiere di vino fresco leggendo il giornale, dopo, sotto una pergola in paese. Quando corro non porto le cuffie dei jogger giovani che incontro e che, anche se gli faccio strada, non mi degnano di un saluto, troppo impegnati nel loro autistico esercizio. Costoro preferiscono l’house music al canto degli uccelli. Mah.
Incontro all’uscita dell’interpoderale due anziani, che saluto e mi rispondono alla vecchia friulana “Bundì bundì“, e lì traspare come una sorta di esperta bonomia e un tono di arcana e ancestrale rassegnazione (nel senso e accezione corrente del termine). “Buongiorno buongiorno“, iterato perché sia chiaro, perché sia un augurio sapiente e un viatico alla giornata che scorre, agostinianamente, nel tempo che non ha l’essere, ma solo l’esistere soggettivo.
Il giovanotto, cui cedo il passo sul ponticello perché corriamo in senso opposto, non mi degna di uno sguardo, mentre i due signori che incontro alla fine della corsa, condividono con me un istante di umanità, nella mattina di piena primavera.
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