La Giustizia
Ius, diritto, iusiurandum, giuramento, e poi giurisprudenza. La giustizia come concetto ha a che fare con la normativa che regolamenta i rapporti tra le persone, i soggetti giuridici (come le imprese) e con le istituzioni.
L’uomo nel tempo e nella storia si è dato norme derivanti, sia dai tabù ancestrali, sia da esigenze di convivenza. La fondazione delle città ha poi reso necessario scrivere le norme che erano già in qualche modo vigenti, come “diritto naturale“. I codici, da quelli primitivi (stele di Hammurapi, induisti, confuciani, biblici), che avevano un’ispirazione e un afflato religioso, con il diritto romano si sono fatti civici e laici.
Successivamente, dal Medioevo (Magna Charta libertatum del 1215, concessa ai baroni inglesi dal re Giovanni Senzaterra) e con la modernità, le leggi hanno tenuto conto dell’allargamento del consenso fino a delineare le costituzioni liberali ottocentesche che superavano l’assolutismo, e le normative contemporanee dei diritti civili e sociali.
Il tema della giustizia è dunque sempre attuale, anche per le note implicazioni politiche connesse. In Italia la giustizia, intesa come sistema è in crisi da tempo, con riflessi pesanti sulla vita civile e sociale, con un accumulo abnorme di cause e un allungamento patologico dei procedimenti. Ne soffrono i cittadini liberi e anche i carcerati, il 40% dei quali è in regime cautelare ristretto nelle patrie galere (in numeri assoluti pari a circa 25.000 persone) in attesa di giudizio e dunque potenzialmente innocenti. A posteriori un 30% di questa fascia di persone private della libertà (8.000 circa?), risulta poi innocente…
Ma la giustizia è anche una virtù morale, proposta dai grandi filosofi greci, dai teologi medievali e dai moderni pensatori, come Kant e altri. C’è da ragionare insieme di tutto questo.
Il Cafè Filò autentica/ mente di Codroipo ne discuterà lunedì 9 giugno all’Osteria Là di Galas in via Roma.
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