la bellezza e gli imbecilli
ieri pomeriggio, tra migliaia di brave persone che aspettavano i ciclisti del Giro d’Italia sull’erta salita dello Zoncolan, ho visto alcuni imbecilli. Sì, non possono essere che così definiti: imbecilli.
L’imbecille è colui che ha bisogno del baculum, del bastone, per sostenersi. Ma in questo caso è metafora per dire che vi è chi necessita di un bastone per ovviare alla debolezza di mente.
Ecco un breve elenco di imbecilli: imbecille è chi sventola la bandiera davanti al naso del corridore che sta ansimando e cerca aria per i polmoni; imbecille è chi gli corre accanto rischiando di farlo cadere; imbecille è chi crede di aiutarlo tirandogli un gavettone d’acqua; imbecille è chi invade la strada fino a sfiorarlo per gridargli un incoraggiamento dentro il timpano; imbecille è chi spinge, come quello che ha fatto perdere la vittoria (forse) al giovane Manuel Bongiorno. Lo è anche quel tale che corre nudo come un ossesso accanto ai ciclisti.
E un poco lo sono anche quei cronisti e commentatori televisivi che riempiono di stereotipi i loro discorsi: parlando dell’ardua salita carnica dicono che è un “mostro“, il “kaiser“, la “salita più dura d’Europa“, “…più del Mortirolo e dell’Alto dell’Angliru“, quasi a ogni tornante che gli atleti superano con estrema fatica e tanto dolore. Lo dicono come se anche loro avessero scalato in bici tutte queste ascese. Solo Garzelli ne parla con vera cognizione. Gli altri si compiacciono delle loro facezie verbali perditempo, spesso sbagliando gli accenti delle località citate. Nella loro superficialità il Monte Crostis, diventa Crostìs, con l’accento sulla “i”, e dai, iteratamente, convinti baluba del giornalismo televisivo.
Mi ricordano i tempi in cui Dezan, commentando un lontanissimo Giro d’Italia, mi sembra quello vinto da Gianni Motta nel ’66, pronunciava “Coccò“, la località tarvisiana di Coccau, “Simolé” Cimolais, “Clò” Claut, e infine “Timò” e Cleulì” Timau e Cleulis. Quel giorno, se non ricordo male, affermò che i ciclisti erano passati per Spilimbergo, nota località del “varesotto”. Ma anche il cultissimo (fo per dir) Bulbarelli qualche anno fa, sfoggiando le sue conoscenze storico-geografiche, aveva beatamente confuso il Tagliamento con l’Isonzo, dicendo che i corridori stavano passando sul ponte dell’Isonzo a Latisana. In ciò aiutato dal verbosissimo Davide Cassani. Sarà anche perché devono riempire ore e ore di telecronache, ma almeno potrebbero evitare svarioni clamorosi, ripetizioni, noiosissime stereotipie.
Ci sono anche coloro che sono affetti (e afflitti) da imbecillitas diffusa: quelli che gettano dall’auto lattine di birra, coca, bottiglie di plastica e scatole vuote di caramelle e sigarette. Mi viene però un atroce dubbio circa l’utilità di questa mia missio contra imbecillitatem: siccome la curva di Gauss funziona sempre, e io non ho (come ha Renzi) la vocazione maggioritaria, temo che nessun imbecille apra il mio blog, e quindi, manzonianamente mi consolo con i miei cinquecento ospiti settimanali, che fanno certamente parte del 4% di persone che non hanno vocazione gregaria, senza essere snobisticamente elitari o radical chic come Bevtinotti o Vendola.
E poi ci sono i cretini, come quello vestito da sposa, con la barba, orrendo, che corre accanto agli atleti. Per capirci (cito una definizione molto semplice): il cretinismo è un termine indicativo di una deficienza mentale e fisica permanente, causata solitamente da ipotiroidismo, cioè dalla carenza di ormoni provocata da un malfunzionamento congenito della ghiandola tiroidea o dell’ipofisi (cretinismo congenito), che può essere addirittura assente nel feto o nei primi mesi dalla nascita, oppure essere presente in forma rudimentale e incapace di produrre Tiroxina, Triiodotironina Somatropina. Può manifestarsi anche in epoca successiva alla nascita, sempre per grave mancanza di iodio nella dieta alimentare abituale (cretinismo endemico), o se la tiroide è malata o è stata rimossa chirurgicamente. Per la carenza di ormoni nello stato embrionale avviene una crescita irregolare delle fibre nervose che si collegano in modo irregolare all’interno del cervello causando danni irreversibili quali sordomutismo, nanismo, irregolare crescita delle ossa e delle articolazioni. Solo in rari casi il cretinismo si sviluppa per ereditarietà genetica e, in questo caso, si parla di cretinismo familiare.
Nel nostro caso, invece, si parla metaforicamente di cretinismo, perché quello vestito da sposa che corre è un cretino.
Però, nonostante imbecilli e cretini, la gara si dipana tra i boschi carnici, dal Passo del Pura alla smeraldina conca saurana, e poi su al Passo di Razzo… e la Val Pesarina, ancora innevata alla Forcella di Lavardet. Villaggi incantati come Pieria e Pradumbli, che echeggia forre e boschi scuri. Forse onomatopea del bramito del grande cervo maschio: pra–dùmbli. Si intravede l’ampia curva che circonda il Pradibosco, dopo l’inquadratura bellissima della Creta di Mimoias. Alla fine la salita, il pubblico nell’ampia conca sommitale.
L’arguto cameraman inquadra il Crostis, e oltre la catena possente del Cogliàns e della Chianevate, che aspettano pazienti un mio ritorno a contemplare il silenzio.
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