le virtù private e le virtù pubbliche
Nell’antica Roma, caro lettore, che era maestra di umanità e non solo conquistatrice, venivano insegnate le virtù del cittadino, suddividendole in private e pubbliche. Leggendo l’elenco che qui sotto propongo viene quasi un capogiro, pensando alla dimensione morale dei personaggi coinvolti nelle bruttissime storie di tangenti e corruzione a Venezia, ma non solo: la mappa italiana ne è molto fornita. Né ci può consolare la teoria del “mal comune“, visto che la corruzione alligna ovunque, in tutti gli stati e nazioni del mondo, sotto tutti i regimi politici.
A volte, però, si notano differenze nei comportamenti individuali: la reazione di Galan (“non ne so nulla, dimostrerò la mia innocenza…”, forse che il Procuratore Nordio lo vuol far carcerare per nulla?) alla richiesta di arresto, è cosa diversa dalla immediata disponibilità a pagare il proprio debito con la giustizia tedesca per evasione fiscale da parte di Uli Hoeness. Altra caratura d’uomo.
Vediamo l’annunciato elenco virtutum, le virtù cui ogni cittadino dovrebbe aspirare, cuore della publica et privata virtus romana:
la Auctoritas, come senso della propria crescita e posizione sociale, costruita attraverso l’esperienza e la comprensione degli altri,
la Comitas, come tratto di cortesia, apertura e amicizia,
la Clementia, come tratto di mitezza e gentilezza.
la Dignitas, come senso di autostima, beninteso e moderato orgoglio personale,
la Firmitas, come tenacia della mente e capacità di attenersi al proprio scopo,
la Frugalitas, come semplicità dello stile, senza avarizia,
la Gravitas, come senso di responsabilità e serietà,
la Honestas, come rispettabilità e immagine sociale della persona,
la Humanitas, come senso di comune destino umano e civile tra le persone,
la Industria, come laboriosità e abitudine a un lavoro duro e continuo,
la Pietas, come senso quasi religioso dell’ordine delle cose, come patriottismo e attenzione agli altri,
la Prudentia, come saggezza, sapienza e discrezione personale,
la Salubritas, come attenzione alla pulizia e alla salute personale e pubblica,
la Severitas, come equilibrata severità e self-control,
la Veritas, come limpidezza d’animo nel trattare con gli altri.
…e inoltre:
la Abundantia, come la disponibilità di cibo, risorse e prosperità per tutti i segmenti della società,
la Aequitas, come “giustizia giusta“, epicheia, lealtà di comportamento nel governo della città e tra la gente,
la Concordia, come armonia tra il popolo romano e le altre nazioni,
la Felicitas, come equilibrio, prosperità,
la Fides, la buona fede in tutti i rapporti commerciali e governativi,
la Fortuna, come riconoscimento di eventi positivi,
la Hilaritas, come un rallegrarsi dei momenti felici,
la Iustitia, come rispetto delle leggi e dell’etica pubblica,
la Laetitia, come gioia, contentezza, gratitudine,
la Liberalitas, come liberalità, donazione generosa.
la Libertas, come virtù da esercitare nell’ambito personale e pubblico nel reciproco rispetto e mutualità,
la Nobilitas, come azione nobile all’interno della sfera pubblica,
la Patientia, come capacità di resistere a qualsiasi tempesta e crisi,
la Providentia, come capacità della società romana di sopravvivere ai problemi per un destino più grande,
la Pudicitia, come modestia, castità, senso del limite e del pudore privato e pubblico,
la Securitas, come fiducia e sicurezza dei cittadini,
la Spes, come speranza nei momenti di difficoltà,
la Ubertas, come fertilità, in agricoltura e nella familiare e sociale,
la Virtus, come qualità eponima, come coraggio, personale e dei leader prescelti a condurre le vicende pubbliche.
Suggeriamo sommessamente la lettura di questo post a Galan, Sartori, Orsoni, Scajola, Clini e compagnia poco bella?
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