eroi e altri esseri umani
Ciro Esposito è morto. A Scampia si sono raccolti attorno al suo feretro migliaia di persone. Hanno parlato la fidanzata e la madre implorando contro ogni violenza legata allo sport.
Qualcuno ha definito Ciro “eroe“, ma c’è un equivoco. Ciro non è un eroe, ma una vittima. Forse anche di se stesso, non solo del delinquente decerebrato che gli ha sparato.
Eroi sono persone come Salvo D’Aquisto o il padre Maximilian Kolbe. Il primo fucilato dai tedeschi in luogo di altri, il secondo ucciso ad Auschwitz, come vittima sostitutiva.
A Torre di Palidoro il 17 settembre 1943, Salvo D’Aquisto veniva fucilato per rappresaglia in base a un ordine diramato dal Feldmaresciallo Kesselring. Un suo pensiero “Se muoio per altri cento, rinasco cento volte; Dio è con me e io non ho paura“.
Il 14 agosto 1941, il padre francescano Maximilian Kolbe si era offerto di sostituire un condannato alla morte per fame in luogo di un padre di famiglia e, dopo due settimane di permanenza nel Blocco 14 di Auschwitz senz’acqua né cibo, veniva ucciso con una iniezione di acido fenico. All’ufficiale medico nazista che gli stava per iniettare il veleno mortale nel braccio, Padre Kolbe disse: «Lei non ha capito nulla della vita…» e mentre l’ufficiale lo guardava con fare interrogativo, soggiunse: «…l’odio non serve a niente… Solo l’amore crea!».
Le sue ultime parole, porgendo il braccio, furono: “Ave Maria”.
Eroi sono altri innumerevoli esseri umani senza nome e senza storie ufficiali, che hanno reso sacra la propria vita con il lavoro, l’assistenza agli altri, la capacità di vedere in ogni altro un io. Mio padre è stato un eroe, non il povero Ciro.
Non scherziamo con la parola eroe.
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