Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

L’adesione alla realtà, o del nostro “stare al mondo”

temple grandinAdaequatio intellectus ad rem (adeguazione dell’intelletto alla cosa), adaequatio rei ad intellectum (adeguazione della cosa all’intelletto), adaequatio intellectus et rei (adeguazione dell’intelletto e della cosa).

I tre modi, le tre metafisiche dell’approccio conoscitivo dell’umana ragione al mondo. La prima, quella del materialismo, per cui l’intelletto umano devesi adeguare alle cose (Democrito-Comte-Marx), la seconda, quella dell’idealismo moderno, per la quale le cose sono in quanto percepite dall’intelletto (Berkeley-Hegel), la terza, quella del realismo, là dove la realtà si concilia con le capacità cognitive dell’intelletto (Aristotele-Tommaso d’Aquino).

E poi vi è il linguaggio, il linguaggio che dice e non dice, che dice la cosa com’è o come appare, il linguaggio che dice il mondo in maniera figurata, con le metafore, i traslati e tutte le figure retoriche, reinventando talora le cose stesse. Come nella poesia, che è una costruzione di mondi.

Questo accade nelle nostre vite, quando e dove noi, singolarmente, interpretiamo il reale che appare ai nostri sensi e al nostro cuore, la realtà dei fatti e degli atti nostri consapevoli, o meno.

In questo mondo nel quale la razionalità sembra prevalere come sentiero di conoscenza, vi sono anche altre piste, diverse.

Come quelle delle menti autistiche. Ne parla ancora nel suo libro nuovo Temple Grandin (Il cervello autistico, trad. di M. A. Schepisi, ed. Adelphi, Milano 2014).

L’apparato cognitivo della mente connotata dalla Sindrome di Kanner (e di Asperger), non coglie il linguaggio indiretto, metaforico, simbolico. Essa connota le cose con il loro nome conosciuto, con la denominazione stabilita, quasi seguendo passo passo il rigorismo terminologico di Wittgenstein, che affermava “di ciò che non si sa si taccia“, annoiato di tutte le rettoriche, che per lui erano assai poco persuasive (Michelstaedter). Non condivido il rigorismo quasi settario del grande austriaco, ma mi affascina il sentiero stretto del dire autistico.

Altrove in questo sito ne parlai, quasi affermando di non viver poi tutta quella distanza dal modo autistico. Se in quel mondo anche l’umorismo fatica ad attecchire, ebbene, anche nella mia psiche fatica. Io non rido facilmente: la maggior parte delle battute umoristiche, sia che siano di spirito latino, sia anglosassone, mi lasciano indifferente, anzi, talvolta profondamente annoiato.

Forse bisogna integrare il Manuale medico diagnostico delle malattie mentali (IV o V che sia), con qualcosa che tenga conto anche di questa visione del mondo, abbassando le pretese classificatorie di nevrosi e psicosi, sintomi di arroganza e superbia intellettuale del diagnosta.

Nella mia esperienza vedo tanti liberi pensatori, aspiranti poeti e geni in casa loro, che pre-tendono di maneggiare la realtà con semplificazioni, banalizzazioni e metafore di quart’ordine, e vedo, di contro, persone più umili (di solito donne) che fanno lavori rifiutati, poco considerati, negletti, ma colgono dettagli microscopici della realtà, dolorosamente. Dettagli che sfuggono ai tromboni loquenti di cui sopra.

Forse bisogna riprendere un sentiero di umiltà, e impugnare il rasoio di Occam, seduti su un tronco d’albero ad auscultare la sera che viene ancora una volta.

Post correlati

0 Comments

Leave a Reply

XHTML: You can use these tags: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>