La saggezza di Alce Rossa
Lo spettacolo offerto dalla politica e dalla burocrazia italiana è penoso. Mi ricorda un detto veneto, sentito spesso “No se pol“, cioè non si può. Nulla, per nulla e a nulla.
L’inutilità di certi riti appare evidente: ascolto mentre viaggio, per Radio Radicale, la cronaca dei lavori senatizi sulla riforma. Impressioni: trombonaggine nei discorsi (la capogruppo di SEL, non ne ricordo il nome, facilmente dimenticabile come il volto), paura di perdere la poltrona ben remunerata (una minoranza chiassosa), insulti, retorica bolsa e stantia, “aventinismo” ridicolo, neppur parente di quello antico romano dei plebei, e neppure di quello del ’24, di amendoliana memoria.
Quando poi si mette mano a togliere qualche cosiddetto “diritto acquisito”, il cui concetto assurdo e irrazionale di assolutezza alligna nelle menti irrigidite dei depositari, ché tutti i diritti derivanti da leggi umane son relativi riformabili, c’è la sollevazione, una specie di jacquerie di togati o meno, ma comunque di attempati fruitori.
E pensare che le riforme costituzionali avranno bisogno di più passaggi, rimpallate tra Camera e Senato, per l’approvazione definitiva. E poi ci sarà il referendum confermativo o meno.
Son democratico dentro, ma in questi casi rimpiango la luce fulgente dei grandi Romani, di Traiano, Adriano, Marco Aurelio, di Cesare e Pompeo, e, indietreggiando nel tempo, perfin di Lucio Cornelio Silla, Marco Furio Camillo e Cincinnato. Dictatores et imperatores.
Ascoltando la saggezza sbrigativa del capo kiowa Alce Rossa, mi vien quasi da pensare che bisognerebbe togliere di mezzo, pensionando a forza, soprattutto quelli che manifestano, per ragioni oggettive di anagrafe, un rincoglionimento ineluttabile, ma attenti anche ai più giovani, quando si abbarbicano non meno dei sessanta-settantenni allo scranno, alla sedia curule che in qualche modo hanno ricevuto dal sistema, che oramai è marcito.
Serve oggidì anche la supponenza renziana un po’ arrogante e l’aiuto del cavalier riarcionato, in un momento come questo, quando il regno dei mediocri riflette semplicemente la mediocrotas media ponderata della gggente tra cui ben nutrita è la schiera dei cretini che getta dai finestrini delle auto scatole di sigarette, bottiglie di plastica e lattine, ben visibili sui cigli delle strade e nei fossi, vuote. Come il loro cervello.
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