Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

gratia, errata corrige, oh scientiae philosophe!

domanda si o noCaro lettore e gentile lettrice,

qualche giorno fa lodavo qui Carlo Rovelli, di cui stavo finendo il saggio La realtà non è come appare etc.. Giunto all’ultimo capitolo, intitolato Il mistero, un respiro dopo il lungo percorso dai presocratici al bosone di Higgs e alla gravità quantistica, pensavo di accingermi alla lettura di un atto di umiltà del ricercatore, che mai si accontenta di ciò che sa e sa di sapere sempre poco, sulle tracce di Agostino che, a chi gli chiedeva che cosa facesse Dio prima della creazione rispondeva “Alta… scrutantibus Gehenna parabat“, cioè a coloro che si occupano di cose troppo profonde preparava l’inferno.

Bene, mi son detto, ma… guarda guarda, mentre mi inoltro nel capitolo ho un trasalimento, ops! A un certo punto il Rovelli scrive (a p. 225): “(…) Una delle primissime e più belle pagine della storia della scienza è il passo del Fedone di Platone in cui Socrate dice di “ritenere” che la Terra sia una sfera, con grandi valli dove vivono gli uomini. Abbastanza giusto, con un po’ di confusione. E aggiunge: “Non sono sicuro“. Questa pagina vale assai più delle sciocchezze sull’immortalità dell’anima che riempiono il dialogo”.

Sciocchezze? Ma come si permette dottor Rovelli? Se per 230 pagine di tutto il suo libro non fa che dire che l’uomo è in continua ricerca, e che siamo seduti sulle spalle dei giganti che ci hanno preceduto, e che Democrito, e poi Tolomeo, e poi Copernico, Galileo, Keplero, Newton, Faraday, Maxwell, Einstein, Bohr, Planck, Heisenberg, Dirac, e poi Wheeler e infine… perfino lei, siamo sempre lì insoddisfatti di quello che sappiamo e desiderosi di sapere sempre di più. In qual modo c’entra l’ipotesi dell’immortalità dell’anima, che appartiene alla speculazione filosofico-teologica e non alla fisica e all’astrofisica?

Le viene difficile ammettere che scientificamente, secondo un’episteme più ampia di quella galileiana, possano darsi anche epistemologie diverse da quelle sperimentali, magari epistemologie ermeneutiche o mistiche? Sono forse antiscientifici approcci che divergano dal suo? Ma via! E più avanti Lei scrive (a p. 228) “(…) L’ignoranza può fare paura. Per paura possiamo raccontarci una storia che ci rassicuri, qualcosa che calmi la nostra inquietudine. Al di là delle stelle c’è un giardino incantato, con un dolce padre che ci accoglierà fra le sue braccia. Non importa se sia vero; possiamo decidere di avere fede in questa storia che ci rassicura, ma che ci toglie la voglia di imparare.”

Ma che, Lei confonde la fede con la superstizione, prendendoci per il c.? Ad esempio, io che posso ammettere l’esistenza di un Dio buono, non avrei più voglia di imparare e studiare, con molto piacere, anche le sue cose di fisica e astrofisica?

E, poco più avanti, scrive ancora “(…) C’è sempre nel mondo qualcuno che pretende di darci risposte ultime. (…) Perché l’hanno appresa dai padri, perché l’hanno letta su un Grande Libro (la Bibbia, intende?), perché l’hanno ricevuta direttamente da un dio (minuscolo tutto suo)”.

E giù ancora asserzioni di umiltà imparante e discente. Basta solo che non sia questione di fede religiosa, di un Dio qualsivoglia, di anima immortale e di vita eterna.

E se invece, caro Rovelli, tutto questo esiste, non come luogo, visto che spazio e tempo, così come li intendiamo noi, non ex-sistono, ma come uno stato dell’essere? Una condizione? Una relazione? Visto che, come lei stesso sostiene, tutto è “relazione”?

Magari Dio compreso, nella sua dinamica intratrinitaria, nella sua immensità amorevole e infinita.

Post correlati

4 Comments

  1. Caro Renato Pilutti,
    accetto la sua critica e mi scuso se in quello che ho scritto c’è qualcosa che possa avere suonato offensivo. Tutto il mio rispetto per chi la pensa diversamente da me.
    Ma vorrei approfittarne per sollevare una questione, che riguarda l’atteggiamento reciproco fra coloro che credono in cose come l’immortalità dell’anima e l’esistenza di un Dio personale (mi pare di capire che Lei sia fra questi) e chi non crede in queste cose o non capisce neppure di cosa si stia parlando (io sono fra questi).
    I primi, in generale, passano il tempo a predicare le loro idee, a presentarle come le uniche giuste buone ed universali e criticare con insistenza chi non le condivide, presentato come cattivo e in errore. In Italia i nostri TG, per esempio, ci offrono quasi ogni giorno il caro Papa a rincarare la dose.
    I secondi, non appena provano a scrivere cosa pensano, trovano subito qualcuno che mette un altolà: “Ma come si permette dottor Rovelli?”.
    Perché “come si permette?”. Ho scritto un intero libro per dire che dissentire mi sembra bene, e presentare le proprie opinioni è buona cosa, anche se contrastano con le opinino di qualcun altro. Lei sembrava apprezzare. Perché allora reagisce tanto se scrivo quello che penso sul Paradiso, su Dio e sull’immortalità dell’anima?
    Lei ovviamente non sarà d’accordo da me sul contenuto, e va benissimo. Ma non potrebbe accettare che esistano opinioni diverse dalle Sue, senza prenderla così male, e chiedermi “come si permette?”
    Con amicizia, Carlo Rovelli

  2. La ringrazio dottor Rovelli, accetto senz’altro opinioni diverse dalla mie visto che ritengo possano esistere diverse dottrine scientifiche (o epistemiche, come preferisco dire), grazie ancora e buon lavoro

    renato

  3. Gentili Rovelli e Pilutti, sono d’accordo con voi che ci voglia rispetto per le opinioni di tutti.
    È vero che a volte, soprattutto in passato, si è preteso di fare della religione una scienza, imponendo di fatto, se non di diritto, a tutti di credere cose indimostrate (supra rationem).
    Oggi vedo più il rischio opposto, che si pretenda di fare della scienza una religione (che, come tale, tende a fare la caricatura dei propri avversari, comprese le “altre” religioni).
    Grazie al… Cielo (?) tra i due litiganti c’è ancora la filosofia. Essa mi permette di credere anche a cose non immediatamente verificabili o falsificabili, purché coerenti in se stesse e compatibili con l’esperienza anche scientifica.
    Tra queste cose ci sono, come il prof Rovelli sa bene, avendo studiato le teorie di Bohm, Schroedinger e altri, modelli di universo che ammettono un’apertura alla dimensione spirituale a partire ad esempio dall’irrisolto hard problem della coscienza.

  4. Grazie caro Giorgio, come ti è congeniale, tu lavori sempre – intellettualmente – per trovare punti di contatto e non di contrasto. Non si tratta mai di facile concordismo, né di un “ecumenismo” laico, ma di un atteggiamento curioso e incuriosente, caratteristico del modo filosofico di cercare senza posa quei barlumi di verità che il nostro intelletto e la nostra natura ci consentono. Ad semper novas cogitationes!

Leave a Reply

XHTML: You can use these tags: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>