Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

nottetempo

a Grado di notteNottetempo a volte si dorme e a volte no. Capita. Anche di alzarsi verso le 2,30, nell’ora del sonno più profondo, di doversi vestire in fretta, prendere l’auto e andare nella città per le grandi strade alberate deserte. Solo di tanto in tanto incrociando qualche nottambulo come te, che scheggia la notte con i fari alti, dimentico di tutto.

Nottetempo è il silenzio che vibra, mentre l’auto rotola con rumore di fondo, e tu pensi a qualcosa, non sai neppur cosa.

Nottetempo si sogna sogni molto concreti, oppure sogni volatili. Se si viaggia la notte ti viene incontro il ricordo, oltre al sogno. Magari di qualcosa visto o sentito in giornata.

Nottetempo ti passa la paura e la collera, che improvvisa ti coglie, quando ti sei dovuto svegliare per rimediare a qualcosa, e puoi farlo solo in quel modo, nottetempo.

Nottetempo riesci perfino a sorridere, mentre l’auto sussurra sui lunghi rettilinei deserti: il ricordo di qualcosa sentito per radio verso la fine del giorno, magari Bertinotti che, dopo l’ennesima “erre” arrotata (lui insiste con parole come ri-fare, ri-discutere, riprendere, in un delirio di palatalizzazioni incomplete), si lancia in politologie barocche, a volte senza capo ne coda,  compresissimo del suo ruolo di “intellettuale” (mah, un buon perito industriale, come Cofferati, che confondeva i diritti umani naturali con il diritto positivo, ma fors’anche a suo tempo potenzialmente utile in azienda), allievo di Riccardo Lombardi, Vittorio Foa  e Bruno Trentin, finendo in gloria con improbabili citazioni latine: pars (non part, come dice lei, caro Bertinotti) construens, e pars (non part, come dice lei, caro Bertinotti) destruens. Non ci si può improvvisare intellettuali e latinisti, solo per avere frequentato miriadi di salotti e convegni intorno al nulla logico. Bisogna studiare, e molto, per decenni, per introiettare e far propria in modo non disordinato nozioni e strutture conoscitive.

Nottetempo, passato il nervoso, ci si può anche divertire, proprio nel senso etimologico e profondo della parola; fare-cose-diverse vivendo l’improvvisa cesura o svolta che il destino co-costruito (anche da te che corri, che scrivi e che leggi) ti riserva.

Nottetempo, infine, nel rallentamento del mondo, ti può circondare la musica di Ludovico Einaudi o del concerto di ottoni di Rive d’Arcano, provenienti dai cd raccattati in fretta prima di partire, e destinata al profondo dell’anima dove riposa l’infinito.

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