un padre imbecille
Ad Aci Catena in Sicilia un papà oggi ha picchiato l’insegnante di educazione fisica della figlia di terza media, perché le aveva chiesto di smettere di usare il cellulare durante la lezione. Non basta, prima era successo un altro fatto: siccome la piccola (si fa per dire) stava telefonando al “fidanzato”, sentendosi ripresa dall’insegnante, ha bellamente passato la telefonata al professore che si è sentito minacciare dal giovinastro (si può dire?). Un insegnante con trentanove anni di scuola, e quindi un uomo di sessanta e passa anni!
Non è una novità che genitori ignoranti e violenti aggrediscano insegnanti “colpevoli”, secondo loro, di non adorare abbastanza i delicatissimi figli. Si sono rovesciate le cose. Se io avessi detto a mia madre (mio padre era in emigrazione in Germania) che il maestro o il prof mi aveva tirato le orecchie, lei avrebbe rincarato la dose.
Ora, se un insegnante corregge, rimprovera o proibisce qualcosa di assolutamente illegittimo, come l’uso del cellulare durante le attività scolastiche, deve mettere in conto di poter essere perfino aggredito o denunziato a qualche autorità.
Questa la testimonianza dell’insegnante raccolta al Tg di Rai Tv: “Durante l’ultima ora ero in palestra e la ragazzina usava il cellulare da tempo con l’auricolare. Mi sono avvicinato e l’ho invitata a smettere di usare il telefonino, spiegandole che lo vieta il regolamento d’istituto. Dopo qualche minuto – ricostruisce il prof che insegna da 39 anni – la ragazza si avvicina e mi dice: “le vuole parlare il mio ragazzo”. Io ho preso il cellulare e lui mi ha minacciato. Ho chiuso la telefonata e ho restituito l’apparato alla ragazza e sono andato in vicepresidenza a fare presente l’accaduto, lamentandomi per l’atteggiamento della ragazzina perchè è un cattivo esempio per la scuola. Anche gli altri studenti sono stati testimoni di quello che è avvenuto”.
A quel punto la ragazzina è stata convocata dal vice preside. “Quando lascio la stanza – continua il racconto dell’insegnante – trovo il padre della ragazza che mi ha preso a pugni e calci, sbattendomi a terra. Sono riuscito a scappare e mi sono barricato in presidenza. Lui mi ha inseguito. Abbiamo chiamato i carabinieri. E’ davvero increscioso – osserva il prof – che avvengano queste cose. I genitori non capiscano che la scuola è un’istituzione educativa, noi i ragazzi li dobbiamo educare non si può difendere il figlio aggredendo un professore. Io – conclude – sono rammaricato perché vuol, dire che non abbiamo raggiunto gli obiettivi educativi per questi ragazzi che devono capire che non possono fare tutto quello che vogliono, ma che si sono regole che devono essere rispettate“.
Ora, vediamo di considerare la famiglia per quella che è, sia quando è sana, senza beatificarla, sia quando è “malata”, come in questo caso. Infatti la famiglia può “ammalarsi”, e anche gravemente. E qui non intendo il cosiddetto “familismo amorale” di cui esistono pregevoli studi sociologici, il familismo che si nutre di cultura mafiosa, di un malinteso rispetto e orgoglio, di una sordità quasi biologizzata ad ogni principio morale naturale; qui parlo della malattia relazionale, di una malintesa (e malintenzionata) difesa a oltranza del proprio “possesso” familiare, contro ogni evidenza del torto e contro ogni normale esercizio del buon senso.
Di contro, da qualche decennio, gli insegnanti, che un tempo erano tra le persone con lo status sociale più prestigioso, lo sono andati perdendo, in ragione di un decadimento della cultura antropologica, quella che era in grado di distinguere tra pari dignità tra tutti gli individui umani e irriducibile differenza soggettiva e di ruolo.
Una volta i professori, forse anche con tratti autoritari, erano pacificamente considerati dei “superiori”, come i genitori, i comandanti militari e i preti; oggi gli si può quasi impunemente voltare le spalle in classe con fare irridente (è successo molte volte, cronache tristi di questi anni sgangherati).
Bene avere superato l’autoritarismo, malissimo avere perso l’abc di una sana antropologia naturale.
Rendersi conto di questo è il minimo, così si potrà anche spiegare a quel padre la sua imbecillità, e forse qualche resipiscenza potrà maturare nella sua torpida coscienza.
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1 Comments
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La figlia nel frattempo telefona al padre dicendogli di essere stata molestata sessualmente, ha 16 anni e ripete da 6 anni le classi di scuola media, tanto per appurare che il pesce puzza dalla testa.
Solo una bugia della figlia…il prof in questione in 39 anni di carriera non ha mai dato adito a porcherie del genere è stata una vendetta della figlia ….tra l’ altro è sei anni che ripete sempre le medie…che sentitosi richiamare dal prof …essendo una ragazzina molto orgogliosa dei suoi sedici anni, si è voluta vendicare in questo modo mettendo….visto che il padre ha sporto denuncia per molestie sessuali….in cattiva luce la figura del professore …professionalmente un tipo in gamba“