La scelta di Brittany
A ventinove anni, il 1 Novembre scorso, Brittany Maynard se n’è andata senza aspettare l’esito, che i medici le avevano preannunziato infausto, del globostoma al cervello in recidiva. Aveva detto: “Sono le persone che si fermano ad apprezzare la vita e che rendono grazie, quelle più felici. Se noi cambiamo le nostre menti, cambiamo il nostro mondo. Pace e amore a voi tutti“.
Non vorrei aggiungere verbo, ma non posso, non foss’altro che per commentare le sue parole, brevemente. E specialmente quelle in neretto.
Cambiare dentro, non cambiare il fuori, cambiare dentro per cambiare il fuori: prima viene il dentro e poi viene il fuori, non il contrario, come pensano molti arroganti della politica.
In teipsum redi, ritorna in te stesso, quia in interiore homine habitat veritas, perché nell’interiorità dell’uomo si trova la verità. Così l’antico vescovo di Ippona. E noi cosa pensiamo? Siamo d’accordo che occorre cambiare il nostro cuore, spesso di pietra (san Paolo), rifacendolo di carne?
Si poteva fare diversamente da Brittany in condizioni analoghe? Certamente sì, molti scelgono di accettare il percorso del dolore ricorrendo alle cure palliative, molti invocano una legislazione che dia alla persona la possibilità di scelta. Su questo nutro molti dubbi, che non riesco a dipanare.
Se mi rivolgo alla teologia dei fondamenti cristiani, mi rispondo che non “possediamo” la nostra vita, la nostra esistenza, ma ne siamo beneficiari, come di un supremo dono, e dunque essa è, in fondo, indisponibile al nostro libero arbitrio.
Se mi rivolgo a una filosofia dell’individuo, evitando un’ideologia sempre in agguato, ritrovo spazi di scelta soggettiva, perché la domanda che ci si può fare è un’altra: non “di chi sono io”, ma “vale la pena continuare così”?
Tornando alla carissima Brittany, lei parla, congedandosi da questo mondo, di ri-formare il cuore, la mente, i sentimenti, l’approccio spirituale e pratico al mondo, e su questo son d’accordo e le son grato per avermelo ricordato ancora una volta.
La chiamo “carissima”, perché chi parla così non può che essere vicina al cuore di ciascuno di noi, qualsiasi sia la nostra personale visione del mondo e dei valori morali.
Qualche tempo fa mi sarei impancato, su un tema del genere (e l’ho fatto diverse volte), in una riflessione etico-filosofica con sottili disquisizioni, ora ne faccio a meno. Anch’io cambio, aiutato dal tempo che passa e dall’esperienza, e dagli incontri che ti cambiano il sistema neuro-sinaptico, e quindi il pensiero.
Resto convinto che la vita sia dono, arricchito ogni giorno dal tuo respiro vitale e dallo scambio, ma oggi accetto con gratitudine il dono di Brittany: in qualche modo l’Incondizionato Dio sa anche, e soprattutto, quello che non sappiamo, quello che io non so.
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