Lo sciopero impotente
Per il 5 dicembre prossimo la Cgil ha indetto uno sciopero generale, cui non hanno aderito Cisl e Uil. Lo sciopero è contro le politiche governative sul lavoro e su… tutto. La Cgil e la sua segretaria non sopportano Renzi, ricambiati.
Georges Sorel teorizzava lo sciopero generale come prova per l’insurrezione, ma oggi ci si può chiedere: di quale insurrezione parliamo, se almeno da trent’anni questo tipo di iniziativa è tutto fuorché generale?
Non è generale per varie ragioni, la principale delle quali è che vi partecipa, sempre, solo una minoranza di lavoratori, e di lavoratori dipendenti, che a loro volta sono solo una parte dei lavoratori italiani.
La prima domanda che farei alla signora Camusso se la incontrassi è: e poi cosa succede il 6 dicembre? Conosco bene la risposta, scontata e trita. Rattrista che ormai una grande Tradizione socio-politica come quella del sindacato italiano, si stia spegnendo in una diatriba senza fine con le altre sigle (a un quarto di secolo dalla fine della “guerra fredda”), in un progressivo distacco dalle dinamiche vere delle aziende, in una rappresentanza sempre più scarsa dei lavoratori attivi (aumentano i numeri dei sindacati dei pensionati, che NON sono sindacati!), in una incapacità di dialogare con le nuove professioni e i nuovi modi di lavorare, in un disinteresse di fatto per chi non ha lavoro, in una ignoranza tecnica nel comprendere le dinamiche economico-aziendali, che non sono più leggibili con categorie, non dico marxiane, ma neppure da “sindacati anni ’80”.
Mi chiedono spesso i sempre più numerosi laureati che entrano in azienda: ma io come posso farmi rappresentare da chi ha una cultura molto inferiore alla mia? Sappiamo che trenta-quarant’anni fa non era così, ma oggi è così. Parlavo con un sindacalista nei giorni scorsi di Age and Diversity Management, cioè la cura delle differenze di genere e del procedere anagrafico dei lavoratori, prospettive di cultura aziendale gestionale che un sempre maggior numero di aziende comincia a coltivare; mi ha chiesto: “E che cosa è?”.
Non parliamo poi del distacco sindacale da nuovi modi di gestire come i Modelli derivanti dai Codici etici, che un numero sempre maggiore di imprese sta mettendo in opera, allontanandosi sempre più da modelli di tipo padronale obsoleti e arcaici. Registro ogni giorno distanze abissali dalla realtà.
Certo, con alcune eccezioni: riconosco che vi sono sindacalisti e organizzazioni che non temono di confrontarsi con il mondo d’oggi, e cercano saperi e competenze al di fuori dei loro circuiti (la Cisl di Udine ad esempio, e non solo, la cito perché mi coinvolge spesso per le mie competenze ex sindacali ed extra sindacali). La stessa nuova segretaria Furlan sembra avere qualche idea del mondo, ma non so chi sia e che pensi, che formazione abbia il prossimo segretario della Uil. Mah.
Della Camusso invece sappiamo, e vediamo come opera. Mi auguro, non per lei, la cui sorte mi interessa come quella di chiunque altro, ma per la grande storia del suo grande sindacato, che qualcosa cambi, proprio nel senso che, in modo talvolta sgangherato, qualcun altro sta facendo in politica.
Mi dispiace scriverlo qui: buon sciopero inutile, anzi impotente.
Forse servirà ad accendere qualche lumino cognitivo in qualcuno.
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