Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Riordinare il pensiero

pensando…ogni tanto, almeno ogni tanto, caro domenical mio lettore.

Rileggo di come sia utile tenere conto, sia dell’idealismo oggettivo di Platone, che ci suggerisce i trascendentali, il Bene, il Bello, il Vero e l’Uno, sia dell’idealismo soggettivo di Hegel, che ci insegna ad accettare la dialettica triadica di tesi, antitesi e sintesi, per discutere fino ad arrivare a prime conclusioni logiche, e per continuare indefinitamente la ricerca.

Il magno Ateniese, insieme con il suo pari, l’allievo gigantesco di Stagira, ci rassicura sulla possibilità di accedere a delle verità consolanti: affermare che la struttura corporea bronzea del Perseo di Benvenuto Cellini è “bella”, dicendo che risponde a delle proporzioni intuitive del Bello, non solo fa godere della Bellezza come Verità e come Bontà, ma consente agli incliti la sola opinione soggettiva del “mi piace-non mi piace”.

L’uomo di Jena e Berlino, ci insegna la pazienza (anche questa imparata da Platone) di una ricerca infinita delle verità locali consentite al limite conoscitivo dell’uomo.

In realtà noi umani abbiamo bisogno, come dell’aria che respiriamo, di cercare la verità, senza virgolette e senza maiuscola. Abbiamo bisogno di scrutare nei pertugi dell’essere delle cose, dei fatti che accadono, e dei nostri atti “liberi”, per comprendere, almeno un po’, il senso del nostro cammino nel mondo.

Giova, allora, anche riordinare il pensiero sul Bene e sul Male, senza pretendere di sceverarne con precisione i limiti e i confini, essendo noi umani costituzionalmente intrisi delle due dimensioni polari del Sapere etico, il Bene e il Male, appunto, anche se vi son pensatori contrari a una loro definizione, sia pur approssimativa. Un bel libro di Francesco Paolo Casavola (Bioetica. Una rivoluzione postmoderna, Salerno Edizioni, Roma 2014), ne parla.

La nozione di uguaglianza tra tutti gli uomini, precisa Casavola, nasce con il Giudeo-Cristianesimo (aggiungo io, sia con il Paolo di Galati 3, 28, dove l’apostolo scrive: “Non c’è uomo non c’è donna, non c’è greco né giudeo…”, sia con Genesi 1, 27: “E Dio creò l’uomo a sua immagine…”). E di lì lo ritroviamo nella Declaration of Indipendence del 1776 americana: “All men are created equal“, e nella Declaration des droits de l’homme ed du citoyen del 1789: “Les hommes naissent et demeurent libres et égaux en droit“.

Non vi son fini strumentali per la persona umana e per il mondo su cui ha “mandato” di consegna a chi verrà dopo, perché il fine è la realizzazione umana, rispettosa di ciascuno e di tutti. Non dunque utilitarismo e mera convenienza, non uso e consumo, non ubbidienza cieca, non allineamento acritico e irresponsabile, non pigrizia mentale, stereotipia e accidia morale, bensì presenza consapevole e uno sguardo responsabile sulle azioni che si compiono e, prima ancora, sui pensieri che si pensano.

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