Malattie spirituali
Non solo gesti sintetici ed efficaci da papa Francesco, con i quali parla anche ai sordi, ma anche riflessioni opportune. Le ultime riguardano le malattie spirituali del nostro tempo, presenti anche nelle sfere alte della Chiesa, che colpiscono non poche persone e molto spesso sono ignorate, o addirittura reputate virtù.
Francesco usa metafore pittoresche. l’alzheimer spirituale, la schizofrenia esistenziale, il terrorismo delle chiacchiere, tra le quindici “malattie” analizzate.
La prima é la malattia del sentirsi senza difetti, quasi intangibili dal tempo e dalla natura: per questo occorre accettare i propri limiti. Francesco suggerisce di guardarsi attorno, di considerare chi soffre più di noi, di visitare ogni tanto i cimiteri, per ricordarsi la verità ineluttabile del destino umano, osservando le lapidi di tante persone, molte delle quali si sentivano speciali. Questa malattia è causata da una sorta di “patologia del potere”, da un certo narcisismo, che rende incapaci di vedere negli altri dei soggetti. L’antidoto a questa difettosità è il sentirsi cagionevoli e peccatori.
Una seconda malattia è il “martalismo”, cioè il voler darsi da fare, come Marta di Betania, pensando di essere indispensabili, e di poter non mai riposare, per ricrearsi e rimetter in sesto le proprie energie. Lo stress che si accumula è il risultato, non solo di obiettive difficoltà e di una velocizzazione formidabile dei processi economici e sociali, ma anche di atteggiamenti connotati da agitazione perenne, ansia da prestazione, che peraltro finiscono con il peggiorare la situazione, logorare lo spirito e stancare i corpi. ricordando quanto dice il libro del libro biblico del Qoèlet, “(…) c’è un tempo per ogni cosa’”.
Francesco ricorda una terza malattia: quella dell’impietrimento mentale e spirituale, il lasciar diventare il cuore di pietra incapace di sentire empatia per gli altri, perdendo ogni sensibilità umana, malattia connessa con la quarta, quella di un certo “funzionalismo” presuntuoso di riuscire a pianificare tutto, dando soluzioni totalizzanti e indiscutibili, privando il dialogo interumano di ogni valenza di approfondimento e di collaborazione, che richiede anche capacità di ascolto e di accettazione delle proposte altrui.
E poi altre patologie, come i “musi lunghi” e i volti contriti e sofferenti di molti sant’uomini, che non servono a nulla.
Così, caro lettore, solo per continuare il nostro itinerario di ricerca dello Spirito.
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