La logica
Caro lettor di questa freddissima domenica, l’ultima di un anno controverso, ti scrivo dopo aver fatto una buona corsa a piedi a -2 Celsius, neve per la campagna, benedicendo la sorte e Dio stesso per la tyke affidatami dal destino co-costruito, in salute e grazia,
la logica ha a che fare con il lògos, cioè con la parola, la ragione, l’intelletto e le altre numerose accezioni del termine greco antico, per significare ciò che contraddistingue l’animale umano dagli altri.
Si fa risalire ad Aristotele la sua prima determinazione nella cultura occidentale. Sono noti a molti i processi consecutivi dei sillogismi aristotelici, che spiegano le cosiddette inferenze, cioè le causalità necessarie tra una premessa base, una seconda premessa avente la stessa classe, e una conclusione ineludibile. Il sistema logico deduttivo è questo: a) l’uomo è razionale, b) il razionale è libero, c) l’uomo è libero, senza se e senza ma, naturalmente dando al termine “libertà” il significato “relativo” che gli è proprio, e non mettendo in questione il dilagante determinismo neuroscientifico attuale. Si noterà che il predicato della prima premessa diventa il soggetto della seconda, legando indefettibilmente il flusso logico fino alla conclusione.
Oppure: a) tutti gli esseri umani sono mortali, b) tutti i Greci sono esseri umani, c) tutti i Greci sono mortali. In questo caso il legame è costituito tra i soggetto della prima premessa e il predicato della seconda, ma rispettando le “classi” degli oggetti esaminati. E dunque il sil-logismo, cioè il legame logico, funziona ugualmente.
In tutti e due i casi proposti la logica formale trova conferma nella logica del concreto: cioè, le conclusioni non sono assurde.
Ci si potrebbe divertire proponendo un diverso sillogismo, impeccabile sotto il profilo formale, ma assurdo sotto quello concreto: a) gli uccelli cantano, b) Pavarotti canta, c) Pavarotti è un uccello. Dove sta l’inghippo? Sta nel fatto che “Pavarotti non appartiene alla classe o categoria degli uccelli“, mentre sopra, nei sillogismi dove formalità e concretezza si incontrano, “gli esseri umani sono liberi in quanto razionali” (entimema logico, cioè sillogismo abbreviato) e “i Greci sono esseri umani e dunque mortali” (entimema idem).
Per più di mille anni, fino al XIII secolo questa logica è stata dimenticata, fino a quando la Scolastica cristiana (Alberto Magno, Tommaso d’Aquino, Bonaventura da Bagnoregio, Giovanni Duns Scoto, Sigieri di Brabante, etc.), ebraica (Avicebron, Mosè Maimonide) e musulmana (Averroè, Avicenna, al Ghazali, etc.) non l’ebbe riscoperta e proposta ai sapienti e all’accademia del tempo (nelle prime università europee: Bologna, Padova, Parigi, Salamanca, Napoli, Colonia, Oxford…).
Ne parla in un bel libro Hilary Putnam, pubblicato in questi giorni da Mondadori: “Che cosa è la logica“.
Più vicino ai nostri tempi, possiamo ricordare George Boole ( 1815-1864), matematico e logico autodidatta, morto di polmonite per ignoranza familiare, che riuscì a tradurre in termini algebrici le classiche figure del sillogismo, aprendo così la strada alla ricerca applicata contemporanea, tra cui i sistemi di controllo elettronici, l’informatica e la telematica… e Gottlob Frege, come ci raccontano Nicla Vassallo e Pieranna Garavaso nel commento al volume Frege on Thinking and Its Epistemic Significance (Lexington Books-Rowman & Littelfield, Lanham, MD, U.S.A).
Un’ultima considerazione relativa a una riflessione di Roberta De Monticelli, pubblicata oggi sul Sole 24Ore della Domenica, dove la filosofa confronta la posizione “logica e moralmente elevata” di un Husserl, privato della cattedra perché ebreo dai nazisti, che sosteneva socraticamente (e cristianamente, aggiungo io) la pari dignità tra tutti gli esseri umani e l’universalismo della legge morale e della legge positiva, e, di contro, l’ambigua connivenza con il nazismo di Heidegger. Concordo, ma aggiungo che ogni giudizio filosofico-morale resta parziale e sospeso, quando riguarda la coscienza individuale, anche nelle sue manifestazioni più discutibili. Certamente la limpidezza della condanna di ogni totalitarismo è opportuna, ma altrettanto lo è lo smascheramento di ogni buonismo politicamente corretto, perché origine e conseguenza di ipocrisia, falsità e menzogna.
Post correlati
0 Comments