“Umanità”, eros, angoscia e terrorismo
dalla paleoantropologia e dalla biologia sappiamo di essere delle scimmie nude (D. Morris, E. Boncinelli, G. Giorello); la nostra autoconsapevolezza è frutto dell’evoluzione. E ciò non impedisce di credere anche alla creaturalità dell’essere umano e all’Autoralità divina.
Il motore degli atti umani, secondo Platone, è eros, desiderio di vita, curiosità, volontà auto-trascendente.
La condizione spirituale umana è però quella dell’angoscia di essere-gettati-nel-mondo, come spiegano Kierkegaard e Heidegger: l’angoscia non è ansiosa, non è nevrotica, ma è una condizione antropologica oggettiva.
Il nostro biologismo e il nostro psichismo si colgono nella diversità essenziale che ci contraddistingue dagli altri animali, anche se non sempre, come quando si perde il controllo delle feci e il sangue non costituisce ancora un tabù culturale, oltre che la consapevolezza di mettere a rischio la vita, perdendolo. Pare che, come “scimmie nude”, abbiamo impiegato decine di migliaia di anni a capire che le feci andavano deposte fuori dalla grotta in cui vivevamo, e anche sul sangue versato ci abbiamo capito poco per altrettanto tempo.
E allora, come possono accadere fatti come quello del Charlie Hebdo? La risposta non è solo univoca, perché la realtà è complessa e non mai spiegabile completamente, mentre per comprenderla è necessario impegnarsi intellettualmente, senza rinunziare alla propria storia, alla propria cultura, alle proprie sensibilità.
Dentro questa realtà vi sono anche azioni assurde, crudeli e folli come quella citata, parte del salto di qualità di una guerra “civile” mondiale, che è stato attuato con gli attentati degli ultimi due decenni. Certo, chiedersi che cosa avessero nella testa lì i fratelli Kouachi è legittimo e la risposta non è facile: arrivare a una follia crudele e fanatica del genere… dà da pensare.
Da un lato dobbiamo fermarci a riflettere sulla nostra natura, che è, molto semplificando, fondamentalmente ambigua, egoista e nello stesso tempo solidale, dall’altro essere capaci di fermare con la giusta durezza la follia terroristica, non solo utilizzando l’enorme superiorità militare delle forze che possono intervenire, ma anche facendo chiarezza sulle connivenze, le doppiezze, gli aiuti che provengono da talora sorridenti potentati. Riflettere sì, ma non discutendone come s’usa nei generalmente stupidi talk show, dove, in luogo degli esperti di omicidi familiari e affini (i noiosissimi Crepet-Matone-Bruzzone et universa pecora), ora compaiono gli “esperti di studi strategici”, presidenti di “istituti di ricerca” da loro stessi fondati e operanti con due stagisti e una segretaria.
Sul piano pratico, e riconoscendoci il libero arbitrio, occorre anche che l’Occidente la smetta di commettere i clamorosi errori degli ultimi decenni: guerra dell’Irak voluta da Bush e Blair, intervento in Libia, questione israelo-palestinese ancora in alto mare, occhi chiusi su situazioni insopportabili come quella nigeriana, etc..
Sotto un altro profilo bisogna lavorare sull’istruzione di base, sulla cultura e sulle condizioni di vita di miliardi di persone. L’orbe terracqueo è troppo piccolo per non trovare una misura per la convivenza, siccome non siamo ancora pronti per colonizzare altri pianeti.
Occorre lavorare, a) nel quotidiano sui vari piani: della sicurezza, della collaborazione fra le intelligenze e le intelligence, della reazione militare, ma anche della cultura e della solidarietà, e b) alzando lo sguardo, per cogliere nell’insieme quello che sta succedendo all’umanità tutta, tappa evolutiva ancora molto arretrata.
E, come italiani ed europei, non temere di mettere al centro, senza arroganza, ma a giusta ragione, i valori nati dalla tradizione filosofica greco-latina, quella del dialogo e del diritto, e della fraternità e uguaglianza tra tutti gli uomini di matrice cristiana e ripresa dalla cultura migliore dell’illuminismo e del socialismo democratico, capaci nel tempo di dialogare con tutte le culture del mondo, compresa quella islamica. Occorre distinguere per comprendere, ragionare per non fare vincere la cieca emozione.
E comunque mai rassegnarsi alla pigrizia intellettuale e al buonismo qualunquista, presente in molti ambiti socio-politici italiani, in persone singole, laici e presbiteri, e operare la giusta reazione anche armata, quando serve, agli avvenimenti che accadono.
Mantenendo sempre accesa la fiamma della soglia e dell’intelligenza critica.
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