ex parte Dei
…o sub specie aeternitatis, in linguaggio “scolastico”, per dire che ogni cosa, ogni atto, ogni fatto, sotto il profilo dell’eternità o dal punto di vista di Dio, è-per-sempre.
L’eterno tema che affaticò Anassimandro e Aristotele, e fino a Nietzsche, passando per Agostino, Nicolò da Cusa, perfin Giovanni Pico conte di Mirandola, Giordano Bruno, Descartes, Spinoza, Leibniz e Kant.
Stamani è morto Winston, il criceto di Bea, vecchissimo, un vegliardo di quasi un anno e mezzo: secondo san Girolamo mia figlia lo ritroverà un giorno (eterno) nella visione beatifica, così come le persone che avrà conosciuto e gli animali. Non so se dare credito all’antico e polemicissimo padre, ma è suggestivo.
Come funziona ciò che accade? E’ proprio collocato in un tempo in qualche modo lineare, fisico, diciamo pure spazio-temporale, oppure ogni cosa appartiene coestensivamente all’àpeiron, all’infinito, in un poter-essere senza confini prestabiliti? E’, il nostro vivere, collocabile solamente in un processo di innumerevoli concause, dove l’agire soggettivo volontario è limitato dalla determinazione biologica e dalle circostanze, oppure fa parte di un lentissimo e caleidoscopico roteare che sembra senza fine?
Hanno forse ragione insieme, quasi in ossimoro sublime, Parmenide con il suo essere rotondo e perfetto, ed Eraclito, con il suo perenne divenire? Un essere che lancia continuamente il rotolare del tempo, ma in una circolarità che ricorda la curvatura dello spazio?
Per il momento possiamo ancora solo supporre, senza essere certi di nulla, pazientemente curiosi di ciò che ci supera infinitamente. Qualcuno può dire che sono domande oziose, ma ci sono, da qualche parte vengono, la mente le produce, come produce pure l’idea di Dio (Anselmo d’Aosta).
Non mi pare sia inutile anche ciò che lo sembra (cf. L’utilità dell’inutile di N. Ordine), quando viene dalla mente, quando è prodotto dal pensiero raziocinante o creativo, anche se lento e incerto nel suo procedere. Il pollice opponibile (ah il mio destro dolorante, ancora!) ci ha fatto poter produrre oggetti e sviluppare l’intelligenza, e ora siamo qui a farci le domande più inutili, e perciò stesso più umane. Solo l’uomo, tra gli animali, fa domande e cose inutili, ed è per questo che è quello che è.
Tra le cose inutili vi sono anche l’arte, la poesia e la musica: forse sono le più evidenti tracce di Dio.
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