Le voci della campagna
Stamani lungo le interpoderali ascolto le voci del mio tempo e sento le voci del tempo andato.
Appena oltre le prime curve scompare il rumore del traffico, lasciando remote tracce sonore che svaniscono… a mano a mano che la campagna prende il sopravvento, la campagna ancora spoglia dell’inverno.
Interminati spazi di terra scura, erpicata e pronta per la semina, vigneti silenti in attesa dei germogli favoriti dalla potatura. Lontanissimo abbaiare d’un cane, dall’aia di un paese ancora nascosto oltre le file dei pioppi.
E mi sovvien l’eterno, e le morte stagioni, anzi vive, quando si andava con la mamma e la nonna a portar la merenda a papà e al nonno, in campagna, lungo le ceppaie di platani, ornielli e vincastri che estirpavano a forza di braccia, di piccone e di mannaia, testardamente, lentamente, alzando gli sguardi verso il piccolo corteo che arrivava con i viveri.
Sentivo le vostre voci, stamani, papà Pietro e nonno Dante, poche parole, un cenno di ringraziamento per le due fiasche, una di acqua fresca e una di vino. E poi si tornava, io piccolino, forse quattr’anni, contento di aver portato da mangiare a da bere ai grandi.
M’è sembrato di udire le vostre voci da lontano da vicino dentro e fuori di me, presenti e assenti nello stesso tempo, contro le convinzioni di Aristotele.
Dove siete ora, care voci della mia prima infanzia? Dove?
Eppure so che da qualche parte state, vere come son vero io, solo un poco discoste da questo angolo dello spazio-tempo, ma non tantissimo, appena un lampo, un momento, un istante, ché quasi vi si intravede in una sinestesia improvvisa.
Quello che so è che siete dentro di me, con me da allora e fino alla fine del mio tempo, e oltre, care voci della mia infanzia e di questa grande campagna silenziosa, sotto il cielo attonito, in attesa di un’altra primavera.
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Tu oggi hai scritto questi tuoi ricordi legati alla campagna, a voci lontane che ti riportano alla tua infanzia. A me è successo di svegliarmi e di sentire il bisogno di andare in campagna, la macchina mi ha portata lungo i filari di pioppi della strada di S.Marizza. Ho camminato fra i cespi di erba cipollina e primule temerarie…che sia stato il fatto che il primo di marzo ti senti l’inverno dietro le spalle? Ciao Renato, buona settimana