Il Testamento di Paolo
L’infermiera polacca e il paziente Sikh, lei gentilissima ed efficiente e lui rispettoso e discreto: all’Ospedale di Santa Maria degli Angeli, a Pordenone. Stamani, mentre aspettavo in reparto il mio turno per la medicazione. E’ proprio cambiato il mondo, cambiato, mescolato, intriso di genomi sempre più ricchi di varietà umane. Lettera ai Galati 3, 28, che mi torna sempre in mente: tutti gli uomini sono uguali in Cristo, non c’è più donna e uomo, ebreo e greco, schiavo e padrone. L’apostolo dei popoli, Paolo, è presente.
San Paolo (Saulo di Tarso, nato attorno al 5/10 dC e morto sotto Nerone verso il 65) è poco conosciuto al di fuori degli specialisti e degli uomini di Chiesa (e non di tutti). Andrebbe letto, invece, come si legge un sapiente universale. Desidero farlo qui commentando il capitolo quarto della Seconda lettera a Timoteo, uno dei suoi principali collaboratori, che Paolo saluta, quasi presagendo la propria fine.
Prima il testo…
“Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: 2annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento. 3Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, pur di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, 4rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro alle favole. 5Tu però vigila attentamente, sopporta le sofferenze, compi la tua opera di annunciatore del Vangelo, adempi il tuo ministero.
6Io infatti sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. 7Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. 8Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
9Cerca di venire presto da me, 10perché Dema mi ha abbandonato, avendo preferito le cose di questo mondo, ed è partito per Tessalònica; Crescente è andato in Galazia, Tito in Dalmazia. 11Solo Luca è con me. Prendi con te Marco e portalo, perché mi sarà utile per il ministero. 12Ho inviato Tìchico a Èfeso. 13Venendo, portami il mantello, che ho lasciato a Tròade in casa di Carpo, e i libri, soprattutto le pergamene. 14Alessandro, il fabbro, mi ha procurato molti danni: il Signore gli renderà secondo le sue opere. 15Anche tu guàrdati da lui, perché si è accanito contro la nostra predicazione.
16Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. 17Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone. 18Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
19Saluta Prisca e Aquila e la famiglia di Onesìforo. 20Erasto è rimasto a Corinto; Tròfimo l’ho lasciato ammalato a Mileto. 21Affréttati a venire prima dell’inverno. Ti salutano Eubùlo, Pudènte, Lino, Claudia e tutti i fratelli.
22Il Signore sia con il tuo spirito. La grazia sia con voi!”
Innanzitutto Paolo invita Timoteo alla perseveranza dell’insegnamento, proprio in tempi nei quali (sembrano terribilmente i nostri!) molti guardano da un’altra parte, egoisticamente, stancamente, senza volontà di crescere e di fare il bene. E poi ricorda al suo allievo di avere combattuto la buona battaglia, ma di aver finito la corsa e conservato la fede.
Poi gli raccomanda alcune cose, gli porta saluti di altri amici, lo chiama, gli chiede aiuto, Paolo. Sembra quasi non avere più voce il più potente mèntore della fede cristiana, “Paulus”, perché piccolo di statura, ma coraggioso d’animo, impetuoso e consapevole del proprio ruolo.
Forse non sarebbe male recuperare la sua figura e il suo esempio, di questi tempi scarsi e sgangherati. Abbiamo bisogno, ognuno di noi, di sapere se stiamo combattendo la nostra battaglia spirituale, quella che ci spetta, se stiamo percorrendo il cammino per cui siamo venuti al mondo, e se crediamo che valga la pena battersi per qualche cosa.
San Paolo è lì che scrive, al lume di candela, a Timoteo, forse gli è vicino Luca, che è anche medico, forse qualcun altro nella casa dove si trova ai domiciliari, in attesa del suo destino.
Fiducioso nel Signore, e finalmente libero.
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