La misericordia contro la stupidità
Francesco papa continua nel suo lavoro rapido di desclerotizzazione della Chiesa e di sveglia intellettuale erga omnes.
Ora, sulle orme di Benedetto XVI che ha rinunziato per fargli spazio, non esita a dire a una televisione messicana che il suo compito, e la sua restante vita non dureranno tanto. E giù illazioni, talk show, chiacchiere banali e mortali (per le menti prive di soglia critica). Ha semplicemente detto ciò che, ragionevolmente, può pensare un uomo, un maschio di quasi settantanove anni. Ricordo ai chiacchieroni che la vita media dell’uomo-maschio in occidente è di circa ottant’anni, e che trent’anni fa era di settanta, e che cinquant’anni fa era di meno di sessanta. Contenti, chiacchieroni illatori?
E annunzia un Giubileo straordinario a partire dal 8 dicembre di quest’anno. Staremo a vedere e sentire che cosa succederà quando il corno giubilare emetterà il suo suono.
Ma anche sul Giubileo si sprecano commenti, pochi sul versante etico-religioso, come si dovrebbe, e moltissimi sul versante logistico-economico, del tipo “Il Giubileo porterà 25 milioni di visitatori a Roma, dobbiamo essere pronti ad accoglierli e a incassare i relativi 10/12 miliardi di euro connessi a questo movimento.” E mi fa anche piacere che l’accortezza gesuita muova l’economia in un anno di grandi speranze. Infine, in questa canea di razionalisti si distingue, come sempre, per acume dialettico, il sindaco di Roma Marino.
Qui voglio parlare d’altro. Innanzitutto un richiamo storico-religioso su ciò che è un “giubileo”. Solo per info.
Dal web con mie implementazioni al testo:
“Il Giubileo è l’anno della remissione dei peccati e delle pene per i peccati. È anche l’anno della solidarietà, della speranza e della penitenza sacramentale. Il Giubileo, detto anche Anno Santo, può essere ordinario e straordinario. Il primo è legato a scadenze prestabilite, mentre il secondo viene indetto in occasione di qualche avvenimento di particolare importanza e la sua durata varia da pochi giorni ad un anno. La consuetudine di indire Giubilei straordinari risale al XVI secolo, e gli ultimi Anni Santi straordinari del XX secolo sono stati quelli del 1933, indetto da Pio XI per il diciannovesimo centenario della redenzione, e del 1983, indetto da Giovanni Paolo II per i 1950 anni della Redenzione.
Le origini del Giubileo risalgono all’Antico Testamento. Infatti la parola “giubileo” deriva da Jubilaeum che a sua volta deriva dalle tre parole ebraiche Jobel (ariete), Jobil (richiamo) e Jobal (remissione). Nel capitolo XXV del Levitico, infatti, il popolo ebraico viene incoraggiato a far suonare il corno (Jobel) ogni quarantanove anni per richiamare (Jobil) la gente di tutto il paese, dichiarando santo il cinquantesimo anno e proclamando la remissione (Jobal) di tutti gli abitanti. Infatti secondo l’Antico Testamento il Giubileo portava con sé la liberazione generale da una condizione di miseria, sofferenza ed emarginazione. Così la legge stabiliva che nell’anno giubilare non si lavorasse nei campi, che tutte le case acquistate dopo l’ultimo Giubileo tornassero senza indennizzo al primo proprietario e che gli schiavi fossero liberati. Gesù trasformò i precetti dell’anno giubilare in una grande prospettiva ideale, in cui l’emancipazione, il perdono e l’inizio di un anno di grazia di Dio assumevano un nuovo significato. Un sabato infatti Gesù spiegò che era lui il Messia di cui si parla in un passo di Isaia, e che quel giorno prendeva inizio la salvezza e la “pienezza del tempo”. Così oggi il Giubileo fa riferimento alla missione di Cristo e a quanti lo seguono. In questo modo il Cristianesimo ha trasmesso al Giubileo ebraico un significato più pieno e più profondo. Questo infatti è un perdono generale, un’indulgenza aperta a tutti, che il Papa concede sotto determinate condizioni ai fedeli. È quindi fondato sul valore delle indulgenze e sul potere che la Chiesa ha di elargirle.
Il Giubileo cristiano nasce nel Medio Evo, nel 1300 con il politicissimo e cinico papa Bonifacio VIII (dei principi Caetani) e affonda le sue radici, sia nella tradizione religiosa e culturale giudeo-cristiana, sia in un contesto storico-religioso e teologico-peculiare centrato sulle idee e sulla prassi del pellegrinaggio e della penitenza.
In tutto sono stati celebrati 26 Giubilei, e questo del 2015 è il ventisettesimo.”
Utilmente il filosofo Massarenti oggi sul Sole24Ore della domenica si sofferma in tema, sostenendo che la stupidità è peggio del male. Come son d’accordo! Da sempre, come sanno i miei ventuno followers, lo sostengo e ne do ragione su questo sito. Vediamo come procede il ragionamento.
Lo stato di fatto è che la stupidità, specie quando è confusa con la pigrizia del pensiero, non si accorge di nulla: il rimbambimento quotidiano effuso dai media e recepito da molte menti disattente o condizionabili, le imbonisce e le ottunde. Le abitua a ogni orrore, perfino a quello del bambino che spara alla nuca di un uomo adulto.
Opportunamente si cita il pastore luterano Dietrich Bonhöffer (fatto impiccare da Hitler il 9 aprile del 1945 a Flossenburg), che pregava così: “Signore, ridonami la libertà e fa che io possa sempre vivere in modo da poter assumere la responsabilità (dei miei pensieri e delle mie azioni, ndr) di fronte a te e di fronte agli uomini“.
Suggerisco al lettore di tenere in considerazione la prossima pubblicazione presso Piemme di una sua raccolta di scritti, omelie, riflessioni filosofico-religiose dal titolo “La fragilità del male“, dove Bonhöffer spiega come la stupidità sia più pericolosa del male, proprio perché quella è sorda e cieca e… normale, mentre questi (il male), in sé, può essere smascherato e sconfitto: dice il pastore luterano che “il male porta sempre in sé il seme della sua dissoluzione e lascia sempre un senso di malessere dentro l’uomo“, mentre, la stupidità è subdola, perché nasce dal normale fluire degli eventi, si trasforma in consuetudine conformista e infine diventa se stessa: addormentamento spirituale e morale della coscienza.
Il titolo del volume echeggia altri due titoli, che andrebbero visti insieme: La banalità del male di Hannah Arendt (quanto “normale” era Adolf Eichmann nel pianificare logisticamente lo sterminio!), e La fragilità del bene, di Martha Nussbaum, recentemente ospite in Friuli.
Il male è dunque fragile, mentre la stupidità richiede consapevolezza soggettiva (Massarenti), ed è ciò che propone Francesco con il Giubileo 2015, per smascherare il male e la stupidità. Leggiamo ancora un passo di Bonhöffer: “(…) Ogni forte manifestazione di potenza esteriore, sia di carattere politico sia di carattere religioso, investe sulla stupidità di gran parte degli uomini, e produce una privazione dell’indipendenza interiore dell’individuo, sopraffatto dall’impressione che su di lui esercita la manifestazione di potenza“.
Caro lettor mio, facciamo insieme un esercizio, un’ascesi: chiediamoci quante volte incontriamo la stupidità tra-vestita di arroganza, protervia e prepotenza, e come reagiamo ad essa. E’ già un passo sulla strada della misericorde consapevolezza del nostro limite, ma anche della nostra grandezza.
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