Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

L’essenza e l’essenziale

essenzaL’essere, l’essenza e l’ente sono i concetti principali dell’ontologia classica. Se si può dire che l’essere “è ciò per cui l’ente è”, l’essenza (in greco τί ᾖν εἶναι, ti en einai, in latino essentia), significa “ciò per cui l’ente è ciò che è, e non altro”. Infine, l’ente è ciò che è-

Un altro termine greco per dire essenza è “οὐσία” (participio presente femminile del verbo εἶναι essere). Cicerone traduce tale termine con essentia; Severino Boezio traduce “οὐσία”
– come essentia in Contra Eutychen (dove traduce “ousiôsis” con subsistentia e “hupostasis” con substantia)
– mentre invece nella traduzione delle Categorie di Aristotele traduce “οὐσία” con substantia.

L’essenza è dunque il sostrato di ciò che realmente è, mentre ciò che non appartiene a questo fondamento, come un colore per una parete, si deve chiamare accidente, in quanto contingente, perché può essere modificato.

Pertanto, la caratteristica permanente, cioè la sostanza o essenza o natura dell’uomo (scimmia nuda) è di “animale razionale”. Tutto ciò nella visione che si dice aristotelico-tommasiana.

Ma Giovanni Duns Scoto la pensa diversamente: per lui non si danno forma (essenza) e materia, potenza e atto, come due momenti del movimento della realtà, ma un solo momento e movimento, l’ecceità (haecceitas), così spiegando: “Per individuazione o unità numerica o singolarità intendo non certo l’unità indeterminata, secondo cui qualunque cosa entro la specie vien detta numericamente una, ma l’unità determinata come questa (signatum ut hanc)…” (D. Scoto, Opus oxoniense, II, distinctio 3, Questioni 2-4), cioè una concreta individuale differenza ultima che permette di distinguere una cosa dall’altra per cui ogni essere individuale è unico e originale.

L’haecceitas è: “(…) la causa, non della singolarità in genere, ma di questa singolarità nella sua particolare determinazione, cioè in quanto è proprio questa (haec determinate).” (cit.).

Per dire che, se deriva dall’essenza,  l’essenziale innanzitutto non è il non-superfluo, ma non perciò è il sovrabbondante o l’inutile, il giocattolo ambito di cui non si può fare a meno, salvo dimenticarlo dopo un giorno di giochi, come fanno i bambini e i collezionisti ricchi.

L‘essenziale è ciò che ha importanza, perché è un fondamento, una sostanza, una base, una struttura portante, un qualcosa che veramente conta per la vita delle persone, non uno sfizio, uno scherzo, un giochino, una presa in giro, una cosa di cui si può fare a meno.

L’essenziale sta nell’essere delle cose come una rete nervosa capace di tenere-insieme il tutto e di confinare al di fuori la ridondanza e la noia che ne consegue.

L’essenziale è ciò che dobbiamo ricercare perché ha a che fare con la dimensione gioiosa dell’equilibrio esistenziale, come unica dimensione plausibile di una certa felicità.

Post correlati

0 Comments

Leave a Reply

XHTML: You can use these tags: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>