Per la pace perpetua
2 Ciò che Isaia, figlio di Amoz, vide riguardo a Giuda e a Gerusalemme.
2 Alla fine dei giorni,/ il monte del tempio del Signore/ sarà eretto sulla cima dei monti/ e sarà più alto dei colli;/ ad esso affluiranno tutte le genti./ 3 Verranno molti popoli e diranno:/ «Venite, saliamo sul monte del Signore,/ al tempio del Dio di Giacobbe,/ perché ci indichi le sue vie
e possiamo camminare per i suoi/ sentieri»./ Poiché da Sion uscirà la legge/ e da Gerusalemme la parola del Signore./ 4 Egli sarà giudice fra le genti/ e sarà arbitro fra molti popoli./ Forgeranno le loro spade in vomeri,/ le loro lance in falci;/ un popolo non alzerà più la spada/ contro un altro popolo,/ non si eserciteranno più nell’arte della guerra./ 5 Casa di Giacobbe, vieni,/ camminiamo nella luce del Signore.
Più che mai questi tempi convulsi hanno bisogno di letture come Isaia 2, 1-5, per trarre dal testo di un sapiente antico ispirazione per un diverso agire umano. Isaia non immaginava egemonie e domini violenti, ma il sopraggiungere di molti popoli all’ascolto del Signore, unico possibile giudice e arbitro tra le sue creature fragili e imperfette. Sappiamo che la Bibbia è opera di molti autori che si sono succeduti in mille anni di storia della stesura dei testi. Nella Bibbia troviamo la violenza più estrema (cf. racconto di Elia e dei profeti di Baal, 1 Re 18, 39) e perorazioni come quella isaiana.
Anche nel Corano si trovano versetti coerenti con Isaia: “Allah non impone a nessun’anima al di là delle sue capacità. Quello che ognuno avrà guadagnato sarà a suo favore e ciò che avrà demeritato sarà a suo danno” (Sura 2, 286); e “Non c’è costrizione nella religione” (Sura 2, 256), e molte altre.
Venendo più vicino ai nostri tempi, Immanuel Kant scrisse nel 1795 Per la pace perpetua (Zum ewigen Frieden), un’opera di filosofia politica. Un’idea, quella del filosofo tedesco, per un possibile trattato di pace tra tutti i popoli e le nazioni della Terra, con il quale una comune concezione giuridica possa scongiurare il rischio della guerra: no a imposizioni di regimi ad altre nazioni (aaah Bush e Blair, che delitto il vostro!), no a eserciti permanenti, no a conquiste per ragioni economiche e conflitti per ragioni religiose, no a modifiche statuali per ereditarietà, permute, etc.. Un vademecum giuridico più che etico. Kant non ritiene che la bontà possa pervadere il cuore degli uomini grazie a leggi migliori, ma che leggi migliori possano razionalmente convincere l’uomo a comportamenti meno aggressivi e più collaborativi. Kant è convinto che un certo afflato morale possa anche pervadere la politica, se le norme rispondono a un senso di giustizia generale, in questo echeggiando la dottrina in tema di Tommaso d’Aquino.
Circa la possibile evoluzione neuro-etica degli umani siamo in osservazione.
E’ possibile, dunque, una pace perpetua, proprio nel momento in cui si vive un numero abnorme di conflitti, che sono di origine economica, religiosa, culturale?
Insistere con il dialogo, con la paziente opera di acculturazione, con la divisione più giusta dei beni, e anche con una vigilanza armata, dove queste piste non sono mature, è il modo migliore di leggere Isaia, le Sure coraniche e il grande uomo di Königsberg.
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