La consapevolezza
…è, tra le dimensioni dei viventi sensibili, ciò che di più caratterizza e distingue gli esseri umani dai “parenti” più stretti (i primati e gli altri animali superiori, che comunque non mancano di livelli propri di consapevolezza), così come ci spiegano la paleontologia, le neuroscienze e la psicologia, in quanto saperi necessariamente interdisciplinari.
Si può dire che si tratta della condizione animale-psichica per cui, percependo un qualcosa, si conosce questo qualcosa, ma non comprendendolo mai del tutto. Infatti, nell’agire cognitivo non ogni cosa, atto, fatto risultano (cartesianamente) chiari e distinti, ma solitamente abbisognano di un profondo lavoro interpretativo, ermeneutico. L’interpretazione, infatti, aiuta la consapevolezza a farsi comprensione e a rendere possibile anche, se pure entro certi limiti, la spiegazione a se stessi e agli altri.
Noi esseri umani abbiamo bisogno di riflettere e di confrontare interpretando, per passare dalla consapevolezza alla com-prensione delle cose. La consapevolezza procede dai sensi esterni all’elaborazione mentale delle sensazioni (percetti), fino alla loro traduzione intellettuale e concettuale che permette un’interpretazione della realtà.
Essa costituisce in qualche modo la nostra coscienza, intesa come capacità di autoriflessione (coscienza riflessa), di analisi dei propri atti volontari e delle loro conseguenze: ciò sempre nei limiti di un libero arbitrio che alcune “scuole” filosofiche e neuro-scientifiche stanno mettendo da tempo in questione.
Consapevolezza è dunque uno stare-in-guardia di fronte alla realtà, cercando di conoscere al massimo i vettori causali di ciò che accade, e accettando la non conoscenza di ciò che sfugge alla dimensione percettiva nostra, come soggetti individui.
Consapevolezza, autocoscienza e coscienza morale sono i tre gradi dell’umanizzazione che consentono di poter dire che si dà responsabilità nell’agire umano. In qualche modo e misura, ma di certo.
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Esso implica qualcosa di vago, di sconosciuto o di inaccessibile per noi. … Si tratta di un oggetto che ci è familiare ma di cui non conosciamo le implicazioni … subito conto che l’uomo non percepisce o comprende mai nulla completamente.
similitudini di certo casuali che, lasciano nella causalità l’inatteso caso…sempre e comuque cosale.