Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

La falsa alternativa del “piuttosto che”

POETRYSono di uso corrente molti modi di dire stereotipati, liofilizzati, banalizzati, non-pensati, corrivi, anche perché mutuati da tv e web, dove si esprimono culti e incliti d’autore (giornalisti, conduttori, politici et universa pecora).

Uno di questi è l’uso improprio e talora sgangherato della congiunzione che dice un’ipotesi alternativa: il “piuttosto che”. Un esempio: se io voglio dire che preferisco una cosa a un’altra, come in questa frase “E’ meglio essere assunti con il contratto a tutele crescenti piuttosto che collaborare a progetto”, ivi è chiaro l’uso corretto ed efficace della congiunzione di alternativa; se invece voglio dire di volere visitare diverse città italiane durante una vacanza a ne faccio un elenco inserendo il “piuttosto che” tra nome e nome il risultato significante è perlomeno ambiguo, se non contradditorio (ma molti non se ne accorgono: ricordiamo che, etimologicamente, l’accorgersi è anche immediatamente un “correggersi, dal latino ad corrigendum). Anche qui un esempio: “Vorrei andare fino a Verona e poi proseguire per Mantova piuttosto che per Modena piuttosto che per Parma piuttosto che per Bologna piuttosto che per Firenze… ad libitum”. E’ evidente che il viandante vuole visitare tutte le città elencate, che dunque non sono in alternativa l’una con l’altra: ne consegue che la congiunzione corretta è proprio la semplicissima “e”, oppure il segno di interpunzione della “virgola”.

Niente, si vuole strafare con un inutile e faticoso “piuttosto che” (e pensare che la natura -di suo- è economica!), piuttosto che (!) utilizzare la congiunzione più semplice.

Un’altra espressione bolsa, per me già insopportabile anche se molto recente, di uso comune oramai è “tanta roba”, per dire che una realtà è complessa, o importante, o fondamentale, o molto forte e competitiva. Mi è capitato in questi giorni che un conoscente commentasse il mio profilo LinkedIn con  detta espressione, suscitandomi un moto di fastidio. Non so chi l’abbia lanciata, è probabile che si tratti di “autori vari”, forse dell’ambito sportivo, che si sono copiati alimentando la pigrizia caratterizzante chi deve cercare di descrivere per mestiere molte cose al giorno, e allora dire “tanta roba” è assai sintetico e, secondo costoro, “figo” ed efficace. Ma dai.

Potrei continuare, ma per ora lascio perdere: per me si tratta quasi di una missione che porto avanti da anni, magari a spizzichi e bocconi, quella di smascherare la pigrizia e la sciatteria espressive, offesa, non solo alla nostra bellissima lingua, ma anche  e soprattutto a chi ascolta con rispetto le idee e le parole altrui.

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