Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

creativi o creatori?

Madonna e Bambino di PieroCaro lettore,

viviamo tempi davver grami, ché siamo circondati da “creativi” -più o men acculturati- mentre mancano quasi del tutto, o sono ben nascosti, i creatori.

Quale la differenza, gentile viaggiatore? E’ ben radicale! Se penso a ser Filippo Brunelleschi e a un designer d’oggidì, ecco che mi viene bene il paragone.

Proviamo a pensare alla linea evolutiva della pittura italiana da Giotto a Caravaggio, cioè dall’umanizzazione della figura umana, fino all’impressionistico uso dei chiaroscuri: Giotto “muove” la rigidità dello stile duecentesco derivante dall’iconografia orientale (bizantina); Masaccio prosegue nella drammatizzazione del racconto pittorico (cf. Cacciata di Adamo e Eva dal Paradiso terrestre, Cappella Brancacci al Carmine di Firenze); Piero della Francesca perfeziona fondamentali elementi di prospettiva; Michelangelo e Raffaello danno spessore insuperabile alle immagini; Tiziano e Tintoretto (sempre per tacere di altri grandissimi come Giovanni Bellini) muovono il tratto anticipando di quasi quattrocento anni gli impressionisti francesi, e infine Michelangelo Merisi in-venta (trova, e quindi crea) una sorta di “cinema” chiaroscurale imaginifico…

Che dire? Si tratta di creativi alla Oliviero Toscani (chiacchierone un po’ pretenzioso, anzichenò, fors’anche sopravvalutato da questa società sempre più preda degli stereotipi comunicazionali) oppure di “creatori”, cioè di persone speciali, in grado di individuare pertugi assolutamente nuovi nella conoscenza e nell’espressione umane?

Mi par che la dimanda sia retorica. E ciò vale in tutte le arti umane attuali. Abbiamo tanti creativi, o sé putantes et dicentes tali, autoreferenzialmente, e pochissimi (non me ne vien in mente uno, ora!) “creatori”.

O forse questi ultimi, più schivi, se ne stan discosti, all’infuori del clamore mediatico. Forse sono ricercatori della natura e dello spirito, forse stanno ascoltando ciò che si rivela lentamente a chi sa cogliere il sottile baluginio della verità abscondita delle cose.

Penso siano “creatori” i coraggiosi che credono nella possibilità umana di migliorare la vita dei propri simili salvaguardando gli equilibri naturali: costoro non han bisogno del chiasso mediatico o dell’esibizione, perché hanno uno psichismo eccellente, e sono incamminati lungo un percorso appassionante. La loro creazionalità si evidenzia negli sguardi, nel tono della voce, mi viene in mente Fabiola Gianotti. A voi qualcun altro?

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