Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

stupiditas perennis

stupiditas 2Karl Jaspers (1883-1969), filosofo e psichiatra tra i maggiori del ‘900, ha intitolato una sua opera Philosophia perennis, quasi a significare l’impossibilità umana, e quindi di questo sapere generale, a dire la parola fine sulla ricerca delle risposte ai “perché” posti dalla stessa inquietudine (cf. anche in Agostino) e curiosità umane: le domande concernenti le grandi questioni del nostro essere-al-mondo, del male, del dolore, della morte, dell’ipotesi su Dio, del ruolo umano nel mondo, della nostra responsabilità morale e del libero arbitrio.

Jaspers non elude alcuna domanda, affrontando la miseria e la grandezza dell’umana condizione, senza paura degli abissi di tragicità rinvenibili in questa ricerca. Egli guarda negli occhi la scimmia nuda intelligente che siamo, spietatamente, e nel contempo con partecipazione.

Un’altra dimensione perenne è quella della violenza: sembra proprio che la crescita dei lobi prefrontali sia veramente lenta, per cui la parte limbica, istintuale del nostro cervello, sia fortemente presente nel “governo” delle azioni umane, tra le quali quelle violente sono molto numerose. Guerre, aggressioni, ferimenti, omicidi, così come sono riportati dalle cronache e non, continuano, indefettibilmente, al di là e nonostante le leggi promulgate, le perorazioni, l’educazione, la civilizzazione, la diplomazia, il dialogo e tutto quello che vogliamo di “razionale” applicato al comportamento umano.

Vi è però un’altra struttura psico-antropologica a non dare mai segni di crisi, ed è anche più desolante, quella della stupidità, anch’essa meritevole  dell’attributo perennis. vediamo un paio di esempi giornalistici: stamani leggo il titolone “Qui crolla tutto” sul Messaggero di Roma, e poi sul Giornale “L’Italia crolla su Renzi”, ipermetafore ispirate dal crollo di un pezzo di viadotto dell’autostrada Palermo-Catania e del soffitto nella scuola elementare di Ostuni.

“Qui”, che significa, un posto preciso? tutta l’Italia?

“crolla tutto”,  che significa, forse che “crolla proprio tutto”?

Mi si può dire che non capisco le metafore, le metonimie o le sineddochi, ma non credo.

Certamente i titoli sono specchietti per le allodole, fungendo da marmellata per gli incliti e gli incauti.

Capisco benissimo l’uso dell’iperbole metaforica e le esigenze commerciali dei sempre più in crisi quotidiani italiani (forse vien da chiedersi il perché… o no?).

Se comprendo bene le esigenze di chi deve giustificare in qualche modo il proprio stipendio imbrattando carta, sono anche libero di ritenere che quei titoli, proprio perché iperbolicamente posti, sono delle boiate pazzesche, idiozie sesquipedali, troiate informative? O mi sbaglio?

E, se la comunicazione ha le sue “esigenze”, si può dire che tutti questi signori, ma, direi questa “cultura” hanno bene poco a che vedere con un minimo di amor patrio, anzi, rappresentano un vergognoso e masochistico spirito di autoflagellazione, che non condivido. O forse non possiamo più avere il concetto di “patria”, perché il fascismo l’ha in qualche modo stravolto?

… ma, Pardon, caro lettore, piuttosto di leggere certe cose o di ascoltare l’irresistibilmente idiota politically correct di una Boldrini o di un Vendola, preferisco pestare una c. di cane.

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