Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

De consolatione Philosophiae, ovvero la consolazione della filosofia

renato piluttiEcheggio nel titolo la grande opera che Severino Boezio scrisse nel carcere teodoriciano ancora nel VI secolo.

Se un tempo la direzione spirituale delle persone era affidata a sacerdoti, frati e monache, come testimonia l’esperienza straordinaria di Caterina da Siena, o delle grandi badesse benedettine del Medioevo tedesco, come Gertrud der Grosse, Ildegard von Bingen, Beatrix van Tienen, e dai primi del ‘900 ha iniziato la sua irresistibile ascesa la psicologia clinica e la psicoterapia, vi sono indizi che oggi, accanto a queste tradizionali fonti del consiglio e dell’orientamento, se ne sta riproponendo una ancora più antica, quella della filosofia, o dell’ etica antropologica.

Vi è infatti la consapevolezza che si è di fronte ad una crisi gravissima di orientamento individuale ai valori, e di un’emergenza educazionale che è diventata drammaticamente ordinaria.

Da qualche anno anche in Italia (avendo attenzione per studiosi come Gerd Achenbach e Ran Lahav)  si sta sviluppando un modo nuovo d’intendere e vivere la filosofia, la Consulenza filosofica, una sorta di ritorno allo spirito delle origini socratiche, platoniche e aristoteliche: essa non si propone più come specifica disciplina accademica, e neppure come storia delle idee, di autori e correnti di pensiero. La consulenza come filosofia pratica è un porre in evidenza il pensiero logico e argomentativo, interrogando ed esaminando la vita quotidiana; si fonda sull’idea che la filosofia debba essere intesa come impostazione esistenziale, e non solo come insieme di conoscenze organizzate.

Con un linguaggio semplice la Consulenza filosofica cerca di valorizzare l’esperienza della persona nelle sue relazioni con il mondo e con gli altri,  perseguendo livelli sempre maggiori di consapevolezza ed equilibrio in un mondo dominato dall’incertezza e dalla  precarietà. La consulenza filosofica è un approccio di rischiaramento e di costruzione delle decisioni sulla propria esistenza. Si rivolge a tutti, senza che sia necessaria una conoscenza della disciplina, bastando un’apertura al dialogo interiore e con gli altri: tale disposizione intellettuale permette di illuminare i luoghi comuni, evidenziare gli stereotipi e ogni omologazione del pensiero soggettivo.

La filosofia pratica si distingue rigorosamente dalle psicoterapie: il consulente filosofico non è un medico psichiatra, né uno psicoterapeuta. Il filosofo consulente non “cura” nulla nel senso corrente del termine, ma discute, affronta problemi, esplora le ragioni delle parole dette e delle cose, cerca il senso delle azioni, prova a capire il valore dei gesti che compiamo. Il filosofo consulente non “aggiusta un organo difettoso”, non ha la pretesa di trovare il guasto, di sanare il difetto che rende la macchina inadeguata al suo servizio, ma ritiene che la qualità della vita possa migliorare mediante un percorso di messa in discussione delle proprie ragioni, dei valori, delle convinzioni, dei propri punti di riferimento soggettivi. Il filosofo consulente ha fiducia nella capacità delle persone di essere in grado di orientare la propria vita con più saggezza, rispetto e coerenza.

La consulenza filosofica non è una forma alternativa o sostitutiva delle psicoterapie, utilissime e a volte indispensabili, e si colloca fuori da una concorrenza professionale, come professione non “ordinistica”, come sta venendo chiarito dalla legislazione di merito ex art. 2229 e seguenti del Codice civile e L. 4/2013. Per logica e per atteggiamento si tratta di pratiche del tutto diverse rispetto alle psicoterapie. Queste ultime offrono un percorso profondo di analisi e cura del disagio centrata sull’interiorità della persona e sui suoi problemi. La filosofia offre una focalizzazione sul senso all’esistenza, mediante l’uso verbalizzato di una pratica logico-argomentativa, in una prospettiva di modifica e miglioramento delle relazioni intersoggettive e delle dimensioni cognitive, etiche ed antropologiche.

Se la psicologia è quell’insieme di conoscenze e di pratiche che ha per oggetto le funzioni psichiche, i processi mentali e le esperienze interiori e soggettive, sia coscienti sia inconsce (il pensiero pensante), la logica e l’etica sono, invece, quell’insieme di discorsi che si occupano del modo di pensare e di agire dell’uomo, cioè della persona inserita in un ambiente di relazioni, di azioni, di gesti, di comportamenti. La logica e l’etica si pongono il tema di cosa è meglio fare, di cosa è giusto o sbagliato, dei valori in base ai quali ognuno di noi agisce, sia che agisca bene, sia che agisca male.

Il paziente di uno psicoterapeuta si aspetta la cura, chiede di essere aiutato a esplorare la sua psiche, i suoi sentimenti, i suoi desideri, le sue emozioni, e si affida a un sapere che gli proviene da altri nella speranza che  in esso si trovi la soluzione del suo problema. L’ospite del filosofo consulente, invece, si aspetta il dialogo, il confronto, l’argomentazione razionale, e conserva la proprietà della decisione, della scelta e della responsabilità. L’ospite di un filosofo consulente si aspetta che le ragioni siano le cause delle azioni e quelle ragioni vuole comprendere, vuole interrogare, vuole rendere più solide oppure… cambiarle. Mestieri “confinanti”, professioni integrabili.

Altri, come Achenbach, anche in Italia si stanno muovendo, ad esempio l’Associazione italiana per la Consulenza filosofica Phronesis, di cui faccio parte.

Nessuno deve temere che questo nuovo ma antichissimo “mestiere” rubi spazi ad altri, perché gli spazi che occupa sono diversi da quelli della psicologia classica e clinica, con la quale comunque confina e dialoga, così come con le neuroscienze.

Certamente lo psicologo e il criminologo, consulenti di un giudice penale, usano un altro lessico per significare la presenza del libero arbitrio in un’azione delittuosa (reato). Si consideri, ad esempio, l’interminabile dibattito sul caso mediatizzato di Cogne, e molti altri più recenti.

E’ nell’ordinario quotidiano che questa prospettiva antichissima può essere utile. Si tratta di chiarire a un’altra persona il senso della vita, le falsificazioni e la verità delle cose. Nel disorientamento attuale è azione meritoria far riflettere sul tempo che passa e la volatilità dei beni, sulla transizione continua verso la maturità e la vecchiaia, sull’inutilità di puntare esclusivamente all’accumulazione individuale di ricchezze. La stessa accettazione del male e della morte fa parte di questo progetto. Consigliare sulla possibilità di trovare un equilibrio esistenziale può non essere banale, così come accettare il senso del limite e del transeunte. È un mestiere che insegna a evitare la chiacchiera vana.

Ciò vale in tutti i campi: basti pensare alla valenza morale delle scelte in campo economico, lavoristico, aziendale. Questo tipo di conoscenza è fondamentale per chi deve decidere in azienda, ad esempio, su delle sanzioni, non potendole commisurare meccanicisticamente solo sull’eventuale gravità oggettiva del fatto contestato, ma soprattutto sulle intenzioni, sull’onestà intellettuale, e, in definitiva, sul senso morale dell’autore dell’azione contestata.

Oggi, il dover essere a ogni costo “qualcuno”, sta facendo dimenticare essenzialmente che ognuno è “persona”, con pari dignità rispetto agli altri, anche se diverso per ruolo e posizione sociale e lavorativa. La consulenza filosofica può avere, dunque, campi vastissimi di applicazione pratica ed eticamente fondata.

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