ragazzi spersi antagonisti immaginari
non so da dove venga il nonsenso del comportamento dei ragazzotti incappucciati che spaccano tutto per le città. O forse lo so. Questi non son capaci neanche di dire la ragione del loro comportamento, perché questa ragione non c’è, per cui è inesprimibile. Probabilmente hanno a malapena l’uso dei duecento vocaboli di un lessico miserrimo, e si chiamano “antagonisti”, antagonisti, e di chi? Mi vien da pensare perfino, extrema ratio, a un ritardo evolutivo. Ma poi correggo il tiro, tornando al tema educativo (in senso non autoritario, ma etimologico: educare dal verbo latino ex-ducere, cioè tirar fuori) che è fortemente indebolito.
Per costoro e anche per i loro coetanei avrei una modesta proposta: ripristinare la leva obbligatoria, siccome pare che abbiano genitori inetti, probabilmente flaccidi borghesi o imborghesiti.
Ma ripristinerei la leva obbligatoria anche per un’altra ragione, diciamo pure razionalmente patriottica, se siamo d’accordo che “patria” nulla abbia a che vedere con accezioni fascistoidi, ma significhi semplicemente e originariamente “terra dei padri”. Penso, infatti, che l’esercito di popolo sia il più adatto ad adempiere a quanto previsto dall’art. 11 della nostra Costituzione repubblicana. Leggiamo: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”
L’esercito di popolo è un luogo dove si può riacquisire l’educazione che oggi è venuta a mancare, per tante ragioni, ma soprattutto per la perdita di una sana antropologia, dove si distingua, come un tempo, come sapeva fare mia nonna, tra dignità umana e ruolo individuale nella società.
La chiamata a un servizio militare obbligatorio non aggressivo, ma formativo, può essere una strada utile per questo tempo. Un popolo -anche in armi- può dare una mano dove vi è oppressione e difendere la propria terra da chi la volesse aggredire.
La legittima difesa, o vendetta immediata (cf. Tommaso d’Aquino, II-II S. T.) è, non solo un diritto naturale, ma un dovere. Faccio un esempio: se dovesse venire un’altra occasione come quella di ieri a Milano, non sarebbe proprio fuori luogo che i cittadini, insieme con Forze dell’ordine coordinate, impediscano fisicamente a quei “bulli a ore alterne” di agire con licenza di devastazione, con dei presidi ben organizzati. Il monopolio della forza in uno stato democratico è correttamente attribuito alle forze preposte, ma più in generale deve poter essere anche attribuito a un popolo che si difende, non solo a dei professionisti che scelgono il mestiere delle armi.
Anche così, in questo mondo globalizzantesi con grandi difficoltà che dureranno decenni, un popolo può identificarsi in un “partito della nazione” democratico e solidale, forte e nello stesso tempo accogliente verso le persone che cercano nelle nostre terre una possibilità di sopravvivenza dignitosa, e anche capace di aiutare nelle loro terre le popolazioni che ora fuggono dalla miseria e dalla morte.
O, comunque, almeno fargli fare lavori socialmente utili: pulire le strade e i parchi, pulire il naso ai vecchi negli ospizi, pulire le latrine pubbliche, pulire, pulire, pulire… alla faccia di Fabio Fazio, che oggi afferma “Bè sì, è stato brutto, ma “devastazione” forse è esagerato dire…” Ah sì?, paraculo milionario dal mento sfuggente e dal sorrisetto irridente, pagato con i nostri soldi, vergognati!
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