Il testamento del capitano
A pochi giorni dal centenario dall’entrata in guerra dell’Italia contro gli Imperi centrali, rammemorare il più nobile tra i canti degli alpini ci aiuta a pensare.
Pensare che cent’anni fa qui da noi si sono ammazzati contadini e operai, artigiani e insegnanti in divisa di patrie diverse e confinanti. Nella mia terra il ricordo è vivissimo nei racconti e quasi nei genomi naturali che ci costituiscono.
Il canto deriva dal canto funebre cinquecentesco Il testamento spirituale del Marchese di Saluzzo, così come ci è stato tramandato da Costantino Nigra.
La storia è questa (dal web): “Michele Antonio, undicesimo marchese di Saluzzo, capitano generale delle armi francesi nel reame di Napoli, mortalmente ferito da un obice durante la difesa della fortezza di Aversa assediata dalla truppe borboniche, nel 1528, esprime le sue ultime volontà ai soldati riuniti attorno al letto di morte. E sarà forse proprio uno di quei soldati l’ignoto autore che riversò nel canto gli ultimi sublimi istanti del capitano, creando una fra le gemme più interessanti del patrimonio epico-lirico italiano, ereditata in seguito dalla tradizione alpina che, all’epoca della 1a Guerra Mondiale (1918), rese popolarissimo il canto in questa versione dove appare un misto tra il dialetto veneto e quello trentino.”
Il testo del canto
El capitan de la compagnia
l’è ferito sta per morir
el manda a dire ai suoi Alpini
perché lo vengano a ritrovar.
el manda a dire ai suoi Alpini
perché lo vengano a ritrovar.
I suoi Alpini ghè manda a dire
che non han scarpe per camminar
O con le scarpe o senza scarpe
i miei Alpini li voglio qua.
O con le scarpe o senza scarpe
i miei Alpini li voglio qua.
Cosa comanda, siòr capitano,
che noi adesso semo arrivà?
E io comando che il mio corpo
in cinque pezzi sia taglià.
E io comando che il mio corpo
in cinque pezzi sia taglià.
Il primo pezzo alla mia Patria
secondo pezzo al Battaglion
il terzo pezzo alla mia Mamma
che si ricordi del suo figliol.
il terzo pezzo alla mia Mamma
che si ricordi del suo figliol.
Il quarto pezzo alla mia bella
che si ricordi del suo primo amor.
L’ultimo pezzo alle montagne
che lo fioriscano di rose e fior
L’ultimo pezzo alle montagne
che lo fioriscano di rose e fior.
Solo un breve pensiero, di questi tempi nei quali sembra che l’abnegazione e il sacrificio personale siano fuori luogo. Io lo ricordo cantata da mio padre e dai suoi amici quand’ero bambino, ma in certe occasioni, come il 4 novembre. E mi colpiva quello che il capitano chiedeva ai suoi alpini, quasi fino a farmi piangere.
Il primo pezzo del corpo alla Patria, alla terra dei padri, per la quale si può anche morire; il secondo al battaglione, cioè ai compagni e camerati con i quali si condivide tutto: fame, freddo, dolore, morte; il terzo pezzo alla mamma e il quarto alla bella “che si ricordi del suo primo amor”, perché il capitano era poco più che un ragazzo; il quinto pezzo alle montagne “che lo fioriscano di rose e fior”.
La Patria, il battaglione, la madre, la donna, le montagne, cioè tutto ciò che ha valore, per il capitano e per i suoi alpini, ma anche per chi gli sta di fronte, di altra Patria, madre, donna, battaglione e montagne.
La bellezza di questo canto sta nel fatto che è speculare, e può essere cantato in coro al fronte dalle due trincee “nemiche”, dove la Patria diventa la comune umanità.
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TESTAMENT DËL MARCHES ËD SALUSSE
Sor Capitani dë Salusse l’ha tanta mal ch’a murirà. Manda ciamè sor Capitani, manda a ciamè lij sò soldà. Lij sòi soldà j’han fàit rispòsta ch’a l’han l’arvista da passé. Quand ch’a l’avran passà l’arvista, sor Capitani andrìo vëdé. «Còs a comand-lo, Capitani, còs a comand-lo ai sò soldà?» «V’aricomand la vita mia, che dë quat part na dëbie fé. L’è d’una part mandela an Fransa e d’una part sël Monfërà. Mandé la testa a la mia mama ch’a s’aricòrda dë sò prim fieul. Mandé ‘l corin a Margarita ch’a s’aricòrda dël sò amor». La Margarita in su la pòrta l’é cascà an tèra dë dolor.
Questo è il testo originale del testamento del Marchese di Saluzzo
Armonisassion d’Alfred Nicòla
In occasione del centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, sto effettuando, a scopo di studio e per tramandarne la memoria, ricerche storiche sui cittadini dei comuni di Piadena e Drizzona (provincia di Cremona) caduti nella guerra 1915-1918.
Le mie ricerche sono state effettuate presso gli archivi anagrafici messi a mia disposizione dalle due Amministrazioni comunali e presso gli Archivi di Stato di Cremona e di Mantova.
Da questo lavoro nascerà un libretto che non sarà destinato alla vendita, ma che verrà distribuito gratuitamente in copie limitate nei Comuni interessati.
Chiedo pertanto la liberatoria per poter utilizzare in forma gratuita, parti di testo liberamente tratti dalla sua pagina web:
https://www.renatopilutti.it/2015/05/06/il-testamento-del-capitano/
e di cui , in appendice al libretto, citerò la fonte.
Confidando che la mia richiesta venga accolta e nell’attesa di cortese riscontro, ringrazio per la collaborazione e porgo cordiali saluti.
Mauro Ferrari
Operatore Naturalistico e Culturale Nazionale del Club Alpino Italiano
(328 4684062)
Questo canto alpino Il testamento del capitano mi emoziona sempre sino alle lacrime lo cantevamo a scuola nei lontani anni(60_70) quando . Armstrong non aveva messo piede sulla luna.Il nostro pubblico erano ivecchietti sopravvissuti alla prima guerra mondiale alla campagna di Russia e alla resistenza dove avevano combattuto per dare un futuro di liberta a noi e alle future generazioni.Peccato che oggi stanno distruggendo tutto ciò per cui hanno combattuto ma sono certo che l’uomo trasformerà le spade in vomeri e le lance in cesoie per potare .. nazione non si alzerà contro altra nazione nè ci sarà più guerra.ISAIA cap 2vers 4.
Grazie carissimo Alfio, condivido anche la sua commozione