Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

La domenica del calzino dell’atleta Mirabella

magrediCaro lettor della domenica,

stadio di Codroipo, meeting di atletica leggera, caldo afoso e l’annunzio all’altoparlante, con tono solenne come se si fosse perso un bambino, di un calzino perso negli spogliatoi, dell’atleta Mirabella. Sorrido, mentre vado per una passeggiata tardo pomeridiana, in attesa dell’evento artroscopico di giovedì prossimo, avendo fatto un bel giro in bici la mattina, in gran forma, sotto un sole feroce. Sali minerali al seguito, ottimi magnesio e potassio in combinazione.

Avevo appena letto un saggio breve di Noam Chomsky sulla sua nozione di Grammatica Universale e sulla (sempre sua) Tesi Minimalista Forte (TMF), e mi sono chiesto: chissà come si dice calzino, sock, etc. in altre e meno conosciute lingue, magari in inuit? Perché gli eschimesi devono avere i calzini, no? Chomsky sostiene che vi è neurologicamente un sostrato di linguaggio unico universale, perché se portiamo un bimbo Yanomani a Boston, questi imparerà il linguaggio anglo-americano in uso nella nobile città del Massacchussets, come un autoctono. Non so se si possa parlare di un sostrato come di un software, oppure di un hardware: io sarei più portato per questa seconda soluzione. Epperò, se avesse ragione il linguista sopra citato, potremmo avere una spiegazione plausibile, almeno in parte, anche della capacità di parlare lingue remote di alcuni esorcizzati.

Camminando camminando (mi piace citare così anche un volumetto di poesie del mio antico amico Luciano Morandini), tra campi verdissimi, il mio pensiero si è mosso (ma si muove il pensiero?) tra san Tommaso, il suo concetto di esistenza, come manifestazione dell’essere, che tanto interessò Heidegger, e l’altro suo concetto di intenzionalità, che altrettanto interessò Husserl (secondo la Sofia Vanni Rovighi): l’esistere come manifestazione dell’essenza di un ente fondato sull’essere; l’intenzione come una tendenza della coscienza verso la scelta di un “bene”, la cui natura morale (di bontà o malignità) è da sceverare secondo il fine buono dell’uomo.

Ah, quasi sopra pensiero, poi, la cartella clinica di mia sorella, vista ieri per la prima volta (!), dove ho letto del grande male che la colpi giovanissima e la rese limitata nei suoi atti fisici, e considerato la sua capacità di con-vivere fino ad ora, facendo una vita (quasi) serena. Tanto ospedale, eppure la vita che vince su tutto, fino alla nipotina Isabel, retaggio del lontanissimo Cile.

E, ancora, le mie corse, bambino, nell’orto lungo (com’era lungo e stretto, cinquanta metri per sei!) a raccogliere pomodori e susine, flash di ricordi tra Tommaso e Husserl, tra il sorriso per il calzino-Mirabella, e il pensiero alla vita di mia sorella, così diversa dalla mia, anche se figli degli stessi genitori, io quasi senza problemi di salute (senza quasi), e lei… La domanda assurda è chiedersi il perché, assurda quasi come il chiedersi perché esiste il mondo dove viviamo e non no… come: e se l’Italia non fosse intervenuta nella Prima Guerra mondiale, o fosse intervenuta al fianco degli Imperi Centrali? Come sarebbe cambiata la storia?, non ci sarebbe stato il Trattato di Versailles e neanche… Hitler?

L’uomo è quell’animale che può inventare le frasi ipotetiche, lasciandole però, come stracci bagnati, sul davanzale ad asciugare al sole. Altro non può fare, consideravo tornando sui miei passi, fatto il giro delle interpoderali, mentre il sole persisteva ad illuminare la lunga giornata.

Post correlati

0 Comments

Leave a Reply

XHTML: You can use these tags: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>