Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

il canto della terra

MahlerSe sono in grado di ascoltare, prima, la Settima di Bruckner e poi  Das Lied von der Erde, il Canto della Terra di Gustav Mahler, vuol dire che sto emergendo dallo stato di necessità energetico che mi ha costretto finora, da tre settimane, entro l’angusto confine del mio corpo.

Le voci si alternano a strumenti, in un delicato rincorrersi di temi, su uno sfondo armonico disegnato dai Berliner Philarmoniker diretti da von Karajan. E’ una sinfonia per contralto (Christa Ludwig), tenore (René Kollo) e grande orchestra. Si susseguono i campi sonori melanconici, a partire dal “Canto bacchico della desolazione della terra“… ma ben presto rivive la speranza ne “Il solitario in autunno“, e ancor di più ne “La giovinezza“.

Mahler presenta un climax emotivo che ci porta alla “bellezza“,  a “l’ubriaco in primavera“, e infine a un non desolato “addio“. La terra è viva, anche se geme e soffre come per  le doglie del parto (san Paolo, Romani 8, 19-23).

Gli strumenti erompono tra il canto come turbine, corni e timpani, legni e ottoni… e il canto fugge, s’interrompe, sembra quasi vaneggiare e vincere sullo sfondo sonoro. La lingua tedesca marca con forza lo scorrimento del canto. Il contrasto è continuo tra le voci umane e i suoni strumentali… mah, ecco che dal web ricevo una chiamata. Dalla bellissima e amata terra d’Ucraina.

Il mio amico Andrea mi guarda sorridente da Dnipropetrovsk (dove fui per una rapida visita tre anni fa). Ci aggiorniamo, lui molto interessato alle mie traversie sanitarie, insieme parliamo di lavoro, di lavori da fare, di passione per il fare, ché è anch’esso un Canto della Terra. Ci comprendiamo bene dai comuni genomi furlani e ordiamo ancora un piacevole complotto per cose da fare, forse, ma sì, chissà, sì.

Gli chiedo se il Dniepr è ancora così immenso e se si sentono fin lì i rumori della guerra. No, solo echi, l’Ucraina è una grande nazione, e una grande nazione è anche la Russia, la Santa Madre Russia, che tutti amiamo come una possente sorella in Cristo. E non in Stalin.

Ci salutiamo mentre finiscono le ultime note del Canto della terra, e la giornata declina dolcemente verso sera, qui da noi, mentre colà la sera ha già avvolto d’ombra ogni cosa.

Notte caro amico Andrea.

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