Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

comunicativi e inascoltabili

carlo massariniVi sono persone il cui ascolto è gradevolissimo e affascinante, ma, di contro, vi sono persone che, indipendentemente da ciò che dicono, dal valore e veridicità delle loro parole, sono inascoltabili. Almeno per me, ovviamente. Delle une  e delle altre più avanti fornirò qualche esempio.

Sia il primo sia il secondo tipo di persone appartengono, al novero mediatico (radio e tv), e anche a conoscenze dirette.

Ho cercato di darmi una risposta, ma non ho trovato una chiave unitaria, una ragion sufficiente, e allora mi sono rassegnato (ho ri-segnato l’obiettivo) a individuare empiricamente qualche ragionevole ipotesi: a) il tono della voce, che può essere fastidioso, stridulo, insistente, oppure equilibrato, pacato, accogliente; b) lo stile dell’eloquio, che può essere affettato, ridondante, stereotipato, logorroico, oppure, misurato, essenziale, sintetico; c) il mix tra aspetto fisico e voce, ma questo non vale per la radio…

Fatto sta che uno si collochi sul primo o sul secondo versante, per me designa un destino di accettazione o di respingimento.

Parlandone mi si obietta spesso: ma quel poverino-poverina, che colpa ha se parla così? Rispondo che non è una questione di colpa, ma di corrispondenza tra i suoni emessi i concetti proferiti e la recezione degli stessi.

Per qualche ragione il nostro apparato percettivo è disturbato da certe frequenze sonore e non da altre, da certe impostazioni vocali e non da altre, da certi modi di ricercare le parole o di prendere tempo per trovarle, che creano una noiosa aspettativa: a volte a me pare di dover aiutare il malcapitato cronista a trovare le parole e il ritmo giusto per il suo racconto. Talora si notano micro-distrazioni, peraltro spietatamente svelate dalla telecamera, che mostrano una certa incapacità di concentrazione, una sorta di pigrizia semantica e verbale nel parlante, specie in certe cronache sportive, o, di contro, un’enfasi senza controllo accompagnata da gesti esagerati e verbosità inutilmente sproporzionate e aggressive (si veda ad esempio il cronista sportivo Pardo). Un’altra specie di enfasi sospensiva e falso-annunziante è quella di un Giacobbo, di un Salvo Sottile o di un Lucarelli, i quali paiono star per dirti cose fondamentali sui destini dell’uomo e del mondo, e poi invece, ciuff, ti comunicano poco meno di niente.

Mi pare si tratti di uno stile mutuato da certi reality americani, che pestano duro su sentimenti come la paura, il pericolo, la temerarietà, inquinando in questo modo stilemi e modi che molti mediatici italiani copiano pedissequamente.

Mi chiedo se il grandissimo Enzo Tortora ne sarebbe stato condizionato. Domanda retorica.

Altri luoghi dove l’abiezione comunicativa mediatica raggiunge livelli eccelsi sono certi talent, talk e reality. Conduttori e conduttrici come Santoro, Vespa, Floris, Lerner, la Bignardi, la D’Urso, la Ventura, la De Filippi riescono a creare climi di conflitto falso-vero nei quali sguazzano beatamente. Poi vi sono gli arroganti vigliacchetti alla Fazio o alla Bisio, campione del cordial-fasullismo.

Secondo i criteri esposti, a modo di esempio, elenco alcune altre figure “negative” tra politici e televisivi:

Ignazio Marino, Mario Monti, Davide Novelli, Laura Boldrini, Niki Vendola, Paola Ferrari, Renato Brunetta, Paolo Bonolis, molti grillini e altri, nel cui eloquio prevalgono quegli elementi di  pesantezza, autoreferenzialità, ridondanza retorica e insopportabilità ai confini tra il razionale e l’emotivo,

…e alcune positive

Umberto Eco, Carlo Massarini, Adriano Mazzoletti, Paolo Sottocorona, Nicola Porro, Enrico Mentana, Carlo Conti, Paolo Romani e  altri, ove prevalgono elementi di essenzialità, buona informazione e intelligenza comunicativa.

Mi piacerebbe che su questo si creasse una mini discussione.

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