Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

buona festa dell’Assunta… ops buon Ferragosto…

AssunzioneInizio, forse inopinatamente, l’argumento in titulo con una poesia in “graesàn”, il meraviglioso dialetto venetico della bellissima e antica Grado, di Domenico Marchesini, detto “Ménego Picolo Paciaroto”, pubblicato nell’antologia curata da Riccardo Pigo Grego “Despùo le caligàe“, edita dalla Associazione “Graisani de Palù”, Grado 2012 (a pag. 21).

Gera una vecia bruta e malignosa/ che ‘ndeva a domandah la caritae,/ Giovardi a via parahla de le porte…/ resteva quele femene strigae!

La va un di là de la Nena, a grama sorte,/ senza cognòssehla e gni dahi gargossa,/ questa la para via.  Vien note scura:/   ‘na gata negra in casa j va e Diopossa:/’sta bestia co’l gnaulah feva paura!/

In quel dà un ton, in andio, e un falischeo:/ a questa Nena sdionfa j vien la pansa,/ pùo sacagarela, gomito e tosseo,/ tremansia, freve, smanie e de ogni mal…/  e j a scugnuo murih int’un ospedal.“, cioè

C’era (una volta) una vecchia brutta e maligna/ che andava domandando la carità,/ Dioguardi a mandarla via dalle porte/ le donne che lo facevano rimanevano stregate!

Lei va un dì, dalla Nena, ed ahimè, per disgrazia,/ non conoscendola, non le dà nulla/ e la manda via. Viene notte fonda:/ in casa le entra una gatta nera ed è una tragedia,/ il miagolio di questa bestia faceva paura!/

In quella, in andito, un tuono esplode in uno scintillio:/ a questa Nena si gonfia la pancia, / poi (viene presa dalla) diarrea, vomito e tosse,/ tremore, febbri, smanie e mali di ogni sorta…/ cosicché dovette morire in un ospedale.

Una leggenda che i vecchi graesàni raccontavano ai bambini, per “farli stare buoni”. Abbiamo bisogno di leggende e di miti, e di riti, sacri e profani, che son della stessa specie antropologica, come spiega Martin Buber.

E veniam ora alla giornata del 15 di agosto, Ferragosto e Santa Maria Assunta, nel contempo. Su dieci persone che ieri i me ga augurà buen dia, nueve mi han dicho “Buon Ferragosto!”, e una sola “Buona Assunzione di Maria, nostra Madre”.

Il termine Ferragosto viene dal sintagma latino Feriae Augusti (riposo dell’imperatore, anzi del princeps, Augusto, ché il titolo-ruolo di imperatore ebbe inizio con Tito Flavio Vespasiano), una festività voluta nel 18 a. C. da Augusto stesso, per completare le più antiche Vinalia rustica e Consualia, celebrazioni popolari per i raccolti di stagione e la fine di un periodo di duro lavoro. Ricordiamo qui questo grand’uomo, capace di pacificare il mondo e di grandi riforme anche a favore del popolo e dei poveri, di fronte ai nani politici dei nostri tempi, lui moriva duemila e uno anni fa, il 19 agosto.

Periodo rimasto in auge fino ai giorni nostri, più o meno approvato da tutte le autorità in auge, compreso il nazional-popolare fascismo.

L’Assunzione di Maria in Cielo è un dogma cattolico, con il quale si crede che Maria, al termine della sua vita, non morì, ma fu assunta in Cielo, con tutta la sua persona: una sorta di anticipazione degli ultimi tempi, quando dopo il Giudizio, sarà reso noto il destino di tutti gli esseri umani di tutti i tempi.

I cristiani ortodossi e armeni ricordano la “dormizione” di Maria, senza considerarla un dogma. La differenza semantica tra i due termini, dormizione e assunzione, è di carattere storico e teologico, e nessuna delle due esclude il passaggio per il momento della morte.

Gli anglicani non accettano le due ipotesi, sebbene non le escludano, ma non come dogmi. I protestanti non la considerano.

Nella chiesa cattolica il dogma è stato proclamato il primo novembre del 1950 da papa Pio XII, con la costituzione apostolica  Munificentissimus Deus, cioè Dio generosissimo.

Tre cose, mio lettor paziente, ti ho proposto: una cònta popolar, una festa imperial e un dogma di Santa Madre Cjesa, quello di Maria Assunta in Cielo. Che il discernimento ci assista sempre nel distinguere tra cose diverse, tutte considerandole nel loro differente valore, e sperando che qualcuno in più si ricordi della ragazza di Nazaret.

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