La malinconia dei giovani
Caro lettor giovine e men giovine,
nonostante tutto quello che hanno a disposizione come strumenti e servizi, ma forse proprio per questo, ho l’impressione che i ragazzi d’oggi, i giovani, tendano ad essere avvolti da una sorta di malinconia.
Come se gli mancasse qualcosa, ancora. E vien da pensare, da considerare la loro vita confrontandola con quella dei giovani di quaranta anni fa, cioè la mia.
Noi, cioè io, non avevamo molte cose, ma l’essenziale sì: da mangiare (non più del necessario), da vestirsi (come sopra), caldo in casa (nelle camere no), i servizi fuori in cortile per lunghi anni, la scuola, buona in paese, eccellenti le superiori, tutto questo sotto l’egida economica dei genitori; e poi mi sono arrangiato da solo andando a lavorare e studiando nelle varie facoltà dove ho ottenuto (fino a un’età matura) i vari titoli accademici. Altrettanto hanno vissuto e sperimentato, più o meno, molti altri della mia generazione, e anche di alcune successive, fino a forse una ventina di anni fa.
Conseguii la patente di guida a ventuno anni, da privatista, ed ebbi un’auto di seconda mano (Fiat 1100 D) comprata da uno zio militare per settantamila lire.
Avevamo una curiosità divorante, che si esprimeva con letture, direbbe il Poeta di Recanati, matte, ma non disperatissime, anzi! Se si viaggiava con qualche auto o in corriera, gli occhi erano incollati ai finestrini, sul paesaggio cangiante e meraviglioso che si presentava via via.
E una grande speranza, da scrivere con la maiuscola, speranza, una passione insopprimibile, come insegna Tommaso d’Aquino.
Oggi i ragazzi, invece di guardare il paesaggio, viaggiando, guardano il cellulare, perennemente connessi con chi-non-è-lì, direbbe Heidegger, e quindi non possiede una verità ontologica, un esser-ci (Da-sein). Non c’è, ma c’è, anzi, è più vero di chi è lì, e magari guida l’auto che trasporta il giovane connesso con chi-non-c’è, ma c’è nel cellulare, realtà virtuale, con la quale si può litigare in quel preciso istante o si complicano i rapporti: perché il mezzo telematico tende a spegnere la relazione, anzi la sua emozione, forse, chissà? Non vi sono ancora studi approfonditi sugli effetti di questo uso, che appare abnorme ad un osservatore “fuori generazione”.
Può darsi che sia in corso un cambiamento antropologico non necessariamente negativo. L’informatica e la telematica sono un qualcosa di altrettanto potente (e forse di più) dell’invenzione della stampa a metà quattrocento, o dell’energia elettrica…
Ecco, oggi sembra che ai nostri ragazzi manchi la speranza. Quella che hanno, invece, negli occhi i bei ragazzi siriani, curdi, irakeni, afgani, etc., che stanno arrivando con tutti i mezzi più disparati e disperati. Hanno negli occhi la speranza e quasi una sorta di fierezza, decisi a conquistarsi un futuro, hanno fame, hanno sete, hanno forza, come e di più dei nostri padri e nonni che partivano per il mondo, e hanno fecondato il mondo: ottanta milioni di italiani per il mondo. L’Argentina ha una popolazione al 45% di origine italiana! I profughi e i migranti di questi tempi difficili assomigliano non poco ai nostri “vecchi”, che erano giovani e coraggiosi.
Per contro i ragazzi di qui mostrano spesso posture malinconiche, non stanno dritti, guardano in basso, strascinano le scarpe, sono anche annoiati. Che fare (si chiederebbe Wladimir Ilich Ulianov)?
Forse lasciarli stare nei loro linguaggi semplificati e criptati, nel loro parlar sintetico e con discutibile dizione? Ascoltarli solo su richiesta? Fargli sapere che si è presenti, se serve? Il fatto è che serve, eccome! Ad esempio per i soldini, le esigenze della vita quotidiana, gli studi, le vacanze, i vestiti…
Ma silenziosamente, per favore.
Forse col tempo ci capirò qualcosa di più.
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Caro Renato, mi concedo la libertà di esprimere una umile visione. “Pochi” anni di di differenza ci separano, o meglio molte esperienze “vere” ci legano sul tema del passato e di ciò che “avevamo” (o meglio, agli occhi dei “nuovi” giovani non avevamo). Ciò che coltiva la malinconia di questi giovani é l’avere tutto avendo in realtà nulla dell’essenziale per essere felici. Chissà se questa tecnologia non sia in realtà un diserbante dei rapporti..