l’anima vola via… secondo la fisica quantistica
Sir Roger Penrose e il dottor Stuart Hamerhof ci spiegano che i microtubuli cellulari presenti nei neuroni sono elementi quantici che, dopo la morte del soggetto umano, tornano nel cosmo e lì sono di nuovo a disposizione per nuove vite nel nostro o in altri universi.
Si tratta della Teoria Quantistica della Coscienza, che considera il cervello umano come una specie di computer biologico, nell’ambito di una visione complessivamente bio-centrica dell’universo.
Dal web: “Essi sostengono che la nostra esperienza di coscienza è il risultato dell’interazione tra le informazioni quantiche e i microtubuli, un processo che i due hanno definito Orchestrated Objective Reduction.”
Con la morte queste strutture perderebbero il loro “stato quantico”, senza che le informazioni ivi contenute si annullino, cosicché le stesse verrebbero riconsegnate al cosmo.
I due scienziati non esitano a ritenere che tale processo mostri in qualche modo, mediante la fisica quantistica, quella realtà chiamata da millenni da parte delle religioni, “anima”. Vi è che, specialmente le dottrine orientali (induismo in primis), sono portatrici di un convincimento concettualmente correlabile, e non solo quelle: lo stesso Platone tra i pensatori classici e Origene, teologo cristiano del III secolo, sostengono tesi quasi analoghe (Origene un po’ ereticamente al di fuori della dottrina ortodossa della “Grande chiesa” paleocristiana). Termini come “metempsicosi” (trasmigrazione delle anime) e “metemsomatosi” (trasmigrazione dai corpi) sono in uso nelle dottrine platoniche e origeniane.
Che il discorso quantico possa collegarsi alle dottrine religiose sull’immortalità dell’anima è tutto da vedere.
Infatti, la nozione di spiritualità dell’anima, se nelle dottrine orientali, con la loro ipotesi di anima come proiezione o scintilla del divino Brahman (atman), quasi a dire un nesso di pura energia, si può in qualche modo attagliare all’ipotesi di Penrose e Hamerhof, più arduo è il parallelismo con la nozione di anima del cristianesimo e dell’islam, che la concepiscono come una dimensione spirituale personale, legata a un tempo non ciclico, ma lineare, e destinata a una “vita eterna” successiva alla vicenda umana. Non che anche nelle religioni orientali non vi siano elementi di merito morale (il karma) determinanti la qualità delle “vite successive” (decadimento o crescita), ma nel plesso religioso “del Libro” ciò è più definito. Il giudaismo invece è forse più compatibile con quanto sopra.
Comunque, siamo qui ad osservare quanto di interessante la ricerca scientifica e la riflessione filosofico-teologica ci propongono, fiduciosi di comprendere e capire, forse sempre di più, qualcosa del grande tema del nostro essere coscienti di questa vita e di questo mondo.
Con l’aiuto del buon Dio.
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1 Comments
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concordo con questa teoria, e azzarderei anche l’ipotesi che dopo la morte l’anima si libera del corpo per viaggiare nello spazio seguendo la luce eterna fino ad arrivare a DIO, cosicché la morte è la vita dell’anima che si ricongiunge al Creatore.