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L’ottagono di Peirce

paolo bozziRacconta Paolo Legrenzi sul Sole24 Ore della Domenica di oggi che Max Wertheimer nel 1923 inizia un articolo con queste parole: “Sto alla finestra e vedo una casa, gli alberi, il cielo…”

Il pensatore vede tre cose e le mette in riga, discorsivamente, elencandole. Non siamo come gli angeli, noi umani abbiamo bisogno di raccontare contando, anche quando ci sembra di vedere un tutto-insieme (gestaltico). Abbiamo bisogno di mettere di seguito soggetto, predicato e complementi, e la frase principale deve precedere, solitamente, le subordinate e le coordinate. Necessitiamo, se facciamo un discorso di porre delle premesse, prima di entrare in nuce del nostro argumentum, e poi di chiudere con riflessioni riassuntive…

Se facciamo un ragionamento ci viene in aiuto il sillogismo aristotelico tipo: a) l’uomo è razionale, 2) il razionale è libero, 3) l’uomo è libero, anche espresso nell’entimema “l’uomo è razionale e dunque è libero“; oppure a) se piove prendo l’ombrello, b) piove, c) prendo l’ombrello.

Già nel 1878 Charles S. Peirce aveva scoperto che noi vediamo le cose secondo una direzione, facendo l’esempio di un ottagono fatto di punti equidistanti ma posto una volta su un lato e una volta su quello successivo: ebbene, a livello percettivo, pur essendo perfettamente identici, appaiono diversi, direzionalmente. Nel primo i punti appaiono verticali e orizzontali, nel secondo obliqui a 45°. Provare per credere, con riga e squadra, o con un programmino informatico di geometria.

Paolo Bozzi, logico e psicologo allievo di Gaetano Kanisza, ha insegnato per anni a Trieste e a Trento, sviluppando in modo interessante le teorie cognitive del filosofo americano.

Si potrebbe quindi dire che “il mondo delle cose ci resiste“, o, in altre parole, che vi è un’oggettività del reale e si può ammettere un’ontologia non relativizzabile o interpretabile.

Torna in campo Parmenide con la sua dottrina dell’essere rotondo fermo e immutabile, ma accettando anche che noi esseri pensanti possiamo comprendere come questo essere è strettamente legato al divenire delle cose, appunto, con la sua direzionalità. E’ un essere che consente il movimento… eracliteo, se pure nelle sintesi platonico-aristoteliche successive, e fino a Peirce e a Paolo Bozzi.

Legrenzi, nell’articolo citato, ci ricorda che “la direzionalità è stata molto importante per innescare la vita di organismo complessi sulla terra. Quando compaiono i trilobiti, i primi esseri che avevano una struttura ricca di simmetrie e direzioni, è divenuta possibile l’evoluzione di esseri viventi dotati di locomozione attiva complessa. Così è stato innescato il Big Bang biologico (…). La comparsa della direzionalità risale al periodo cambriano, tra i 540 e i 485 milioni di anni fa. E possiamo ritrovarla ora nei modi di funzionare del nostro cervello“.

E così funziona anche la nostra percezione dei numeri, da sinistra a destra, e molto altro, come il senso orario e antiorario e la nozione dei punti cardinali.

La bellezza delle nostre facoltà cognitive è poi rappresentata dalle arti figurative e visive, che mostrano come siamo in grado di in-ventare (trovare) le cose quasi agendo come creatori. S’intende, analogamente.

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