tutti prima o poi muoiono e, forse, continuano a vivere
…senza eccezione. Stamani è morto Licio Gelli e ho provato un certo sollievo. Non sempre lo sforzo di comprendere la presenza del male nella vita umana e nella storia dà frutti: in qualche caso ci si consola anche con la dipartita di persone che si sa essere state particolarmente malvage, pur sapendo che tale dipartita probabilmente non riduce il tasso di male nel mondo.
E ancora più spiazzante, su questo punto, diventa l’idea origeniana di apocatastasi, cioè di ricapitolazione in Cristo di tutto il male di tutti i tempi e di tutti i luoghi del mondo, e della sua distruzione: per Origene, scrittore cristiano alessandrino del III secolo, morto sotto Decio nel 252, il sacrificio di Cristo Gesù, figlio di Dio, è talmente grande e sovrabbondante da avere la potenza per poter annichilare tutto il male commesso, sia dagli uomini, sia dal demonio. Anche questa “persona angelica” e pervertita, per il grande Alessandrino, sarà salvata dal sacrificio di Cristo alla fine dei tempi.
Il tema del male e della morte è presente in tutte le culture umane di ogni tempo, e, nonostante varie ipotesi consolatorie o pessimistiche, continua a intrigare il nostro pensiero. In realtà esso si pone più in generale come tema del limite dell’agire umano, e come tema legato all’evoluzione e al movimento della natura: il combinato disposto dell’agire umano, più o meno libero, e della natura, genera quello che vediamo e che a volte subiamo o godiamo.
E se, come è altamente probabile, vi sono nell’universo-universi-multiverso altre forme intelligenti e operanti, stanti i miliardi di galassie nate nei quattordici miliardi di anni di vita (tre volte l’età della terra!), come la mettiamo? Che significato potrebbe avere la nozione di male sviluppata sulla Terra in un mondo dove l’intelligenza non sia presente, come qui, nelle singole persone ma diffusa in entità più indistinte? Ricordiamo Solaris, il film di Tarkovskij?
Qui da noi la responsabilità del male e penale è personale, e altrove? In ogni caso, finché queste “intelligenze” non si faranno vive e se, noi umani dobbiamo tenere conto della nostra modalità esistenziale e storica, della sensibilità maturata nel tempo, sia pure diacronicamente, e operare per migliorare, per quanto possibile, nelle contraddizioni caotiche determinate dagli infiniti incroci causali, e forse casuali, del divenire.
Chi muore, come Gelli o come Cossutta (mancato ieri), e come migliaia di persone in tutta la terra in questo momento, ora conosce la verità dell’oltremorte e con questa sta facendo i conti. Toccherà prima o poi anche a me che scrivo e a te, gentil lettore, senza che questo pensiero ti risulti menagramo.
Come insegnano i saggi di tutti i tempi, da Epicuro e Epitteto a Ratzinger, confidando nella possibilità di evolvere migliorando (J. G. Fichte e S. Pinker), operiamo “come se Dio (estrema giustizia e misericordia) non esistesse” (etsi Deus non daretur), e, ispirati da Immanuel Kant, osserviamo e ammiriamo “la bellezza del cielo stellato sopra di noi, e la coscienza morale dentro di noi“.
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