Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

i prati di Tamar

val TramontinaTamàr era la nipote di Giuda figlio di Giacobbe… e finì, per punizione del Signore, a giacere con il nonno.

Tamar è una borgata della Val Tramontina; vi si giunge risalendo un torrente limpidissimo, ma prima si incontra il villaggio abbandonato di Pàlcoda, memore di storie antiche, di commerci e battaglie partigiane.

Le valli prealpine sono discoste, remoti i monti che fanno da corona, valli profonde, boscose, ricche di antichi sentieri e di forre misteriose. I colori dell’inverno ci hanno accolto, in uno scenario siccitoso e freddo, attesa dell’acqua, sotto forma di pioggia o di neve, non importa.

La trattoria da Marianna è calda, cordiale il popolo della montagna, che ci accoglie come un tempo si apriva la porta dell’inverno al pellegrino. E i prati di Tamar, lassù, osservano il cielo stellato nel silenzio infinito della montagna.

Conversari amicali senza orpelli, il libro annuale, un’agenda dove scrivere cose buone da fare, due musicanti in fondo e buon vino fresco della pianura sottostante. Ci si racconta le storie antiche, di quando migliaia di valligiani popolavano le coste dei monti tramontini, e i fondovalle; ci si ripromette incontri estivi quando la valle si mette in mostra, con i suoi cibi e gli antichi canti delle donne, e i silenzi attoniti delle non lontane creste rocciose. I nomi della montagna intorno son aspri, petrosi come la loro struttura geologica: Raut, Resettum, Cornaget, duri come sentenze, come evocazioni di antichi misteri, oramai dimenticati.

Il villaggio sommerso appare dalle acque del lago, in attesa di scomparire quando il tempo lo vorrà.

I prati di Tamar aspettano primavera, e i passi felpati del selvatico li corre, e l’uomo. La valle è immersa nel sogno antico del tratturo e della caccia, richiami ed echi si rincorrono nella fantasia dei vecchi e nel curioso incedere dei visitatori.

La gratitudine è un sentimento di casa, lassù, ci si ricorda, si aspetta, si arriva lentamente all’osteria, perché c’è l’evento atteso.

E i prati di Tamar osservano il primo volo dell’aquila che ha nidificato tra le rocce alte del monte Pala.

E’ un “dove-tornare” il sentimento del tempo e dello spazio donato ai viandanti.

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