Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

I fatti di Colonia e la pax persiana

opliti greci

Della dies dominica caro lettor,

c’è un andazzo culturale che definiamo da tempo “politicamente corretto”, oggetto principe della mia vis polemica e del mio sarcasmo.

Una certa intelligentsia (di sinistra, ahimè), che con me (che sono di sinistra) non c’entra nulla, oramai da una ventina d’anni si occupa con costante devozione di tutte le minoranze ritenute, assai genericamente, in ordine sparso, deboli, umiliate e offese: donne, omosessuali, immigrati, e, aggiungerei per celia, vedove, conigli e afflitti vari (cf. scherzosamente e con rispetto i Vangeli canonici e le storie disneyane di Paperopoli).

A Colonia una minoranza povera sulla quale ci si è sperticati in prosopopaici proclami di solidarietà senza se e senza ma (horribilis species verbalis quia hic recordare necesse!) quella dei “richiedenti asilo” ha attaccato, vilipeso e offeso un’altra minoranza debole, quella delle donne. I radical chic, i politically correct di tutte le risme e appartenenze, più o meno boldriniane o faziose (cf. F. Fazio), muti, spiazzati, sine verbis relicti,… ah, ma allora anche gli immigrati possono essere (o fare) i cattivi! Peccato però, e io che pensavo… (pensiero loro, non mio).

Che dire e che fare ora? Ragionare senza prosciutto sugli occhi, senza schemi mentali, senza il consolante refrain buonista, senza la tiritera noiosa e tartufesca del “però la polizia dov’era?” Ma che c., un migliaio di delinquenti delinquono ed è colpa della polizia che non ha preventivamente schierato i blindati per impedire lo scempio? E se li avesse schierati conoscendo anzitempo le intenzioni di a-tarrush, violenza e scempio in uso nelle culture vicino orientali (non dico islamiche per rispetto dello statuto epistemologico di questo sito), gli stessi critici avrebbero esclamato, stracciandosi caifescamente le vesti: “no allo stato di polizia!”

Ha fatto più danni al progetto di deformazione della cultura europea, di cui molti europei, gli idioti di cui sopra, sono complici e  corrivi, la notte di Colonia, che non gli attentati di Parigi, perché ha colpito i nervi scoperti degli innumerevoli malpensanti tutto il male possibile della nostra tradizione, sempre pronti a sguarnire presepi per non offendere qualcuno (che poi – intelligentemente- non si offende).

Quasi in contemporanea, per allietarci, la notizia della fine delle sanzioni alla Persia, che oggi si chiama Iran, ma io la chiamo Persia, con ammirazione e rispetto. Forse gli USA stanno capendo che non devono esportare il loro modello sulle ogive delle bombe, e che occorre pazientemente trattare con popoli e luoghi così diversi e lontani. Disgraziato sia G. W. Bush e il suo vergognoso compare Blair!

Ricordo Ciro il Grande degli Achemenidi, che liberò gli Ebrei dalla schiavitù mesopotamica nel VI secolo a.C. (non p.e.v., cioè “prima dell’era volgare”, cari neo-atei che temete anche la data convenzionale della nascita di Gesù di Nazaret!). Ricordo i grandi sovrani che i nostri padri greci dovettero affrontare nelle guerre raccontate da Erodoto e da Tucidide, sconfiggendoli a Maratona, alle Termopili, a Salamina e a Platea.

Ricordo e ammiro un grande popolo indo-europeo, etnicamente nostro cugino, il loro essere erroneamente ritenuti eretici seguaci di Alì, la loro gioventù, i lineamenti eleganti delle loro donne e gli occhi profondi dei loro anziani.

Ora si cerchi di dialogare con il grande e composito corpo sunnita, che ha grandi tradizioni, popoli e culture, eredi di Al Gazali, di Avicenna e Averroè, traduttori di Aristotele e dialoganti con la grande teologia cristiana del Medioevo luminoso.

Le notti di Colonia sono il simbolo che richiama una riflessione razionale e documentata sulla difficoltà del dialogo, che non è un essere-d’accordo-prima-di-discutere, come pensano gli imbecilli imbelli di cui sopra, ma è un trovare, anche dopo faticose discussioni, elementi di mediazione e perfino di com-promesso (bellissima parola) su temi spinosi e da condividere in questo nostro sempre più piccolo mondo.

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