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Procrastinare o accelerare

mente-meditazione-procrastinare-rimandareC’è uno studio del professor Adam Grant, docente di management e psicologia all’istituto “Wharton School” dell’Università della Pennsylvania, sul tema della velocità o meno delle decisioni e delle conseguenti azioni, recensito sul Sole24 Ore del 29 gennaio scorso.

In generale si pensa che procrastinare le decisioni e quindi l’agire stesso sia negativo, ma la ricerca mostra che non è proprio così, e poi vedremo se questa idea è proprio originale o meno.

Il professor Grant spiega che più dell’80% degli studenti della Pennsylvania rinvia esami e tesi, ottenendo però risultati sempre migliori di coloro che si affrettano a “chiudere”. Ciò lo porta a sostenere che il periodo di dubbio e di attesa permette ripensamenti creativi evitando semplificazioni e sintesi prive di una congrua fase analitica (cf.  dell’autore Più dai più hai, Sperling&Kupfer).

In altre parole, valutando i comportamenti di chi tende ad accelerare e di chi tende a procrastinare, il ricercatore pensa che le persone siano individuabili in tre categorie: a) i givers, cioè coloro che danno (procrastinatori), b) i matchers, cioè coloro che puntano a pareggiare i conti tra dare e ricevere, e c) i takers,  cioè coloro che prendono, solamente (veloci).

Secondo lui questi ultimi sono quelli che, micragnosamente, alla fine creano di meno, perché non sono generosi né con se stessi né con gli altri.

Ora vediamo se la scoperta di Grant è proprio originale, e qui constato (ennesima conferma!) che gli studiosi americani non hanno conoscenza dei classici, cioè di tutto l’immenso sapere antropologico sviluppatosi in Europa dall’antica Grecia, a Roma, al Medioevo luminoso di Tommaso d’Aquino. proprio quest’ultimo potrebbe spiegare al professor Grant che prima dell’agire (actio), occorre la cogitatio (riflessione), la consideratio (la valutazione), il consilium (l’approfondimento), la deliberatio (la scelta) e infine l’azione, pensata come conclusione dell’attività mentale e inizio di quella pratica. Ogni processo creativo richiede studio e applicazione, come ben sapevano i nostri grandi artisti rinascimentali, sulle tracce di Fidia e di Prassitele.

Si può dunque vedere come il procrastinare razionale altro non sia che il flusso ordinato del pensiero logico argomentante e riflettente, che non sopporta le semplificazioni, né le sintesi prive di analisi, e a volte si corrobora con i paragoni (analogia) e con il dialogo.

Caro Grant, magari Tommaso dei conti d’Aquino c’era arrivato  un po’ prima senza pubblicare su Science. Buona fortuna a lei e anche ai giovani studenti, soprattutto a quelli che mi son vicini.

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