Dove sta andando l’uomo…
Alexandre Kojève è dell’idea che l’uomo, in questi ultimi decenni, si stia in qualche modo “sfaldando” nella sua struttura antropologica, in quanto tale. Il pensatore franco-russo analizza il cambiamento che sta avvenendo. E’ un grande studioso di Hegel, che interpreta in modo molto originale. Forse è un poco pessimista, ma vale la pena di incontrare il suo pensiero, che contribuisce a metterci in guardia.
Secondo il nostro, nei capitoli iniziali della Fenomenologia dello spirito Hegel studia il funzionamento della coscienza dell’uomo, questo inarrivabile animale mondano. L’uomo percepisce le cose del mondo in cui vive come oggetti separati da sé.
La percezione umana è però simile a quella degli altri animali fino al punto in cui l’uomo ha coscienza di se stesso come entità separata dal resto (Selbstbewusstsein), e questo in qualche modo pone il tema del rapporto fra soggetto umano che percepisce e oggetto percepito. Ma, secondo Hegel (e Kojève), la coscienza di sé comprende anche l’oggettualità del mondo, che è appunto parte integrante di se medesimo. Uomo e mondo sono una cosa sola.
In un certo senso condivido queste tesi, ma in un altro, che ritiene vero l’oggetto indipendentemente da me, osservatore, no. Realismo aristotelico-tommasiano. Non in ogni senso TUTTO si riduce all’IO.
A questo punto, secondo Kojève, l’uomo si differenzia dagli altri animali, perché pretende uno specifico e chiaro riconoscimento della propria identità individuale. E lotta ferocemente per questo. Guardiamoci intorno: a tutti i livelli e in tutte le situazioni, di pace e di guerra, ciò accade.
Secondo i due filosofi, più ancora dell’interesse, dell’amore, del bisogno o della curiosità, ciò che unisce e nel contempo separa e mette in contrasto due esseri umani, è il desiderio, l’attività desiderante. Un desiderio diverso da quello ordinario o riferibile all’eros platonico, perché è un sentimento/ passione irresistibile, straniante, fortissimo. E’ il desiderio del riconoscimento, di stima, di apprezzamento della propria irriducibile identità.
Questo desiderio provoca lo scontro tra i due contendenti umani, perché il desiderio di riconoscimento e di auto-affermazione è lancinante (cf. Lacan). Se lo scontro provoca la morte di uno o di tutti e due i contendenti tutto muore, anche il desiderio di riconoscimento, e così uno dei due decide che è preferibile sottomettersi, servire. Perché teme, prova paura, fino a temere per la propria vita, o per… il proprio lavoro. Quanti esempi di questo processo! Ne osservo quotidianamente nelle attività che svolgo, e sono evidenti, pur se “civilizzati” e incruenti.
Colui che si fa Servo (Knecht) e non schiavo, lo fa liberamente, potremmo dire, per evitare guai peggiori. Il Signore (Herr), invece è l’altro archetipo della storia dell’umanità. Paradigmi, non personaggi storicamente dati, certo.
Il Signore è dunque colui che ha vinto con il proprio desiderio di essere riconosciuto prima di tutto, mentre il Servo ha ceduto sul proprio desiderio, avendo paura. Il Signore è un Uomo realizzato, nietzscheanamente, potremmo dire. Un “animale” ormai in grado di distinguersi da tutti gli altri senzienti. Kojève parla addirittura di desiderio antropogeno, diversificante, unicamente e radicalmente umano, ultra-biologico.
In ogni caso il Servo, pur lavorando per il Signore, vincerà la partita, come hanno mostrato le grandi rivoluzioni Francese e Russa, inizio della fine della Storia, sempre secondo Hegel e Kojève. Infatti il Signore perde perché è ancorato alla dinamica dei bisogni soddisfatti, mentre il Servo vince perché fa ancora vivere la dinamica dei desideri: di un nuovo mondo, dove regni la libertà per ognuno.
Ma questo è l’inizio della fine perché finisce il desiderio e tutto diventa scontato, con la libertà conseguita.
Voglio smentire Hegel, e anche Kojève! Qui.
Oggi ero in una grande azienda friulana dove proponevo il codice etico e un modello di controllo della gestione aziendale. Di fronte a me, non accanto, un gruppo di economisti (?) revisori, arroganti, presuntuosi, manipolatori, che mi spiegavano come io non li capissi: maschere recitanti in guerra con me per uno spazio, come il primitivo che diventa Signore, cercandosi un Servo. Che non sono stato io, ma non per elevarmi con la iattanza del Signore, ma solo per non dargli la soddisfazione di essere loro, dei Signori, con un mio abbandono del campo.
A uno che anglicizzava ho detto che mi ricordava Guglielmo d’Occam, che lui non conosceva, bene, e così ha detto a un altro che lui sì, lo capiva.
Invece, altra storia: una persona che lavora in ospedale mi ha raccontato di un paziente leucemico che la aspetta ogni giorno per mangiare una caramella insieme, ed è un evento, un rito, un momento di gioia.
E’ proprio vero allora che è finita la Storia perché abbiamo un po’ di democrazia e di Libertà?
E’ proprio vero che il mondo si divide in Servi e Signori? Oppure vi è ancora il tempo e le energie primordiali per riprendere il cammino, da ESSERI UMANI, in questa stagione piena di tristezza?
Voglio sperare.
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