Ars Longa Vita Brevis
Keith Emerson è morto, ma vive nella mia memoria come gli altri grandi che hanno accompagnato i miei anni di gioventù, come Hendrix, come Otis Redding, come Miles Davis. Meno importanti, per me, Morrison, la Joplin e Brian Jones. Un posto a parte Lennon, che non mi ha mai molto entusiasmato.
Lo ricordo ancora prima del gruppo più famoso, gli EL&P, lo ricordo nei Nice, con pezzi neo-barocchi come “Rondò”, la sua passione per J. S. Bach, e l’album che qui intitola il pezzo.
America, 2nd Amendment, Daddy where did I come from, Little Arabella, Happy Freuds, Intermezzo from “Karelia Suite”, Don Edito el Gruva, Prelude, 1st Movement, 2nd Movement-Realisation, 3rd Movement-Acceptance “Brandenburger”, 4th Movement-Denial, Coda-Extension to the Big Note, mi hanno accompagnato alla ricerca della migliore musica del tempo e del secolo passato, i ’70, gli anni dei miei vent’anni e poco più, della giovinezza piena, delle amicizie virili e dello sport anaerobico, delle ragazze, nomi tanti, serate, auto di seconda mano, capelli un po’ lunghi e poi tagliati, verso la fine del decennio, lavoro in fabbrica e studio seral-domenicale, poesie che ancora vivono in due libri pubblicati vent’anni dopo, mi par non obsolete… e così io son qui vivo a ricordarlo, riportando un suo testo che mi par buono:
“Ars Longa Vita Brevis./ Newton’s first low of motion states a body will remain at rest or continue with uniform motion in a straight line unless acted upon by force./ This time the force happened to come from a European source./ Ours is an extension of the original Allegro from “Brandeburger Concerto no. 3”./ Yesterday I met someone who changed my life, today we put down a sound that made our aim accurate./ Tomorrow is yesterday’s history and art will still be there, even if life terminates.”
In paradisum deducant te angeli, caro Keith.
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