Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Il Mysterium mirum, sanctum, portentosum, tremendum et fascinans, cioè il “sacro”, c’entra con il… terrorismo islamista attuale?

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Sotto questo titolo, proporrei un’ipotesi di lettura della fenomenologia del Sacro, nel senso del “come il Sacro apparee si configura, in particolare nelle riflessioni e ricerche di Rudolf Otto, per cercare di scoprire se vi siano afferenze con un fenomeno che apparentemente sembra ai suoi antipodi, o comunque assolutamente estraneo, come il terrorismo attuale di matrice “islamista”.

—Mi riferirò al volume di R. Otto Il sacro. L’irrazionale nell’idea del divino, e la sua relazione al razionale, [Das Heilige. Über das Irrazionale in der Idee des Gottlichen und sein Verhaltnis zum Razionalem, Breslau 1917, II ed. rivista dall’autore nel 1936], trad. it. di Ernesto Bonaiuti, ed. Zanichelli, Bologna 1926, Feltrinelli, Milano 1966 e 1984. —Per concentrare l’attenzione sulla fenomenologia, saranno presi in considerazione, in particolare i capp. I – VII e XX.

—Innanzitutto, entrando nel merito, si tratta di chiarire brevemente l’etimologia e i campi semantici del termine “Sacro”, soprattutto delle aree linguistiche greco-latine e italiana. Lo ι̉ερός [forte, potente, vigoroso, sacro] e il sacer; l’α̉γιος e il sanctum, il sacro e il santo [come sancito, separato, etc.], il sacro e l’esecrando, il sacro e il pro-fano, ciò che sta di fronte al fanum, al tempio, Das Heilige, etc..

—Il sacro è aggettivo e sostantivo nel contempo, è una amplissima polisemia.

—Il senso comune della realtà prevede/contempla l’esperienza del sacro, che è, contrariamente all’opacità delle esperienze quotidiane, un’esperienza assoluta di realtà. R. Otto indaga l’essenza autonoma del fatto religioso sia sulla base dell’osservazione della coscienza religiosa individuale, sia circa l’imporsi oggettivo e irresistibile del suo manifestarsi come Esperienza assoluta dell’Essere.

—Per lui il manifestarsi del sacro è un “ritorno alle cose stesse” nella loro datità originaria, secondo i principi fenomenologici espressi da Husserl, cui il nostro faceva in parte riferimento. —Per Otto la religione comincia con se stessa, cosicché bisogna indagare su ciò che ne costituisce l’intima essenza, cioè la Categoria del Sacro.

—Senza il Sacro, dunque, non vi sarebbe religione: sacro e re-ligione, entrambi, infatti, hanno qualche attinenza semantica con la nozione di Separazione. Sacro come “recinto” che sta-di-fronte-al-tempio; religioso come un qualcosa che lega [Agostino] o che re-lega, separando.

—Religione, inoltre, è termine ampiamente polisemico. [Cf. dimensioni ed elementi teologico-metafisico-razionali ivi presenti, ed elementi e dimensioni a-razionali, ineffabili, incomprensibili, altrettanto presenti, anche se non spesso contemporaneamente, sempre per rapporto alla coscienza individuale].

—Ciò è chiamato da Otto Numinosum, il quale è extra-razionale ed extra-etico, e suscita un Sentimento creaturale, di dipendenza, un senso di debolezza di fronte ad una realtà indicibile e superiore: cf. Gn 18, 27 dove Abramo dice a JHWH: “[…] mi sono fatto forza di parlare con te, io, che sono terra e cenere”.

—Il Numinosum per Otto è composto da suoi peculiari momenti e dimensioni, come vedremo. Otto, comunque, completa la definizione così: il sacro è Mysterium tremendum et fascinans. —Vi è innanzitutto un rapporto fra Mysterium e Tremendum: senza il Tremendum il Mysterium è solo Mirum, non ancora Admirandum,

—Mysterium [cfr. etimologia dal verbo greco μύω, ειν,nascondo, nascondere, e del sanscrito muš,nascosto, occulto, segreto], perché genera meraviglia, stupore, incertezza, sbigottimento, … (Cf. Agostino, Confessiones, XI, 9, 1 “Quid est illud, quod interlucet mihi et percutit cor meum sine lesione! Et inhorresco, et inardesco. Inhorresco in quantum dissimilis ei sum. Inardesco, in quantum similis ei sum”), —spavento a causa di ciò che è Mirum, cioè completamente ALTRO [das Ganz anderes], ciò che stupisce, che desta meraviglia, che fa restare senza parole, che sconcerta, che è stupefacente. Ancora: è il greco θάτερον, l’hindu anyad, il latino alienum, o aliud valde. È tipico della mistica e delle teologie “negative” o apofatiche nelle quali il numinoso non si può dire con un discorso descrittivo-concettuale (sufismo, mistica renana del XIV secolo, buddismo, etc.).

—Vi è poi il Tremendum, che fa tremare, [ma non è la paura naturale], che genera timore reverenziale, e può partire dal demoniaco, ma anche dalle potenze della natura [ad es. cratofanie litiche], o da un mix fantastico-letterario [il gorgo del Maelstrœm in E.A. Poe, le saghe mitologiche di H.P. Lovecraft, J.R.R. Tolkien, etc.], e infine portare ad un senso di estrema debolezza soggettiva di fronte al Sacro, che è tremendum, che si manifesta… (Cf. nel Dies irae, IX – XIII sec. vari e Tommaso da Celano, il “Rex tremendae majestatis ), e come Maiestas, energia super-umana. Il Tremendum si trova nella Bibbia come emat Jahwè, cioè “terrore di Dio”, nel δείμα πανικόν, “la paura del divino” e nell’ ο̉ργή Θεού, cioè l’”ira del dio” dei greci. Provoca la sensazione dell’annichilimento e della debolezza di fronte al mistero assoluto…

e il Fascinans, affascinante, ma che attira spaventando, o spaventa attirando, intrecciandosi con il tremendum, e può portare anche all’estasi/beatitudine [sia nelle concezioni mistico-religiose occidentali sia in quelle orientali]. Un altro aspetto riferito alla dimensione del fascinans è la sua funzione apotropaica [α̉ποτρέπειν], cioè dell’ammansimento del divino. (Cf. Ibidem, pp. 46 – 47: Inno di Bernard di Cluny, Dante, Canto XXXIII Paradiso, Divina Commedia, G. Leopardi, I canti, idillio “L’infinito”, 1819, etc..; il nihil dei mistici cristiani medievali, il sūniam, cioè “il vuoto”, e il sūniata, cioè “la vacuità” dei mistici buddisti. Cfr. R. Otto, Il Sacro, cit., pp. 40 – 41: gli Inni del Numinoso).

—Vi è, infine, il Portentosum, cioè ciò che è superiore per potenza inimmaginabile.

—Otto introduce poi anche la categoria del Sanctum, che si oppone al contaminato, e concerne essenzialmente il divino cristiano.

—Le espressioni di questo SACRO-SANTO sono: il culto, la preghiera comunitaria, la celebrazione del rito, ma anche il terrificante, il sublime, il misterioso, le espressioni artistiche, specialmente musicali, etc..

—Per Otto l’esperienza del sacro si manifesta alla coscienza, anch’esso termine plurivoco e polisemico, cui vanno attribuiti vari significati: a) quello comune come consapevolezza di sé, autocoscienza, etc., b) quello filosofico ed etico come un conoscersi e un giudicarsi, e più estesamente come “centro etico” della persona.

—Ma nell’autore tedesco la nozione resta non chiarita fino in fondo, poiché egli propone una specie di “schema del religioso” che inquadra l’incontro fra ragione e irrazionalità, senza approfondire molto oltre. —A Otto va riconosciuto, comunque, il grande merito di avere approfondito la complessità e l’interdisciplinarietà della categoria del Sacro.

—Ora, se abbiamo esplorato il concetto di “sacro”, prima di procedere oltre, occorre definire in estrema sintesi termini di …

– “religioso”, inteso come appartenente a un sistema storicamente dato di dottrina religiosa e,

-“teologale”, come concetto di riferimento a una fede individuale in una credenza religiosa.

Si può dire dunque che i tre termini, senz’altro contigui, non possono in alcun modo essere utilizzati come sinonimi, ma come termini correlati anche in relazione a quanto scriverò.

Perché questa lunga digressione sul Sacro? Vorrei introdurre un’ipotesi di lettura del terrorismo nihilista attuale anche utilizzando la categoria del “sacro”, altrimenti rischio di perdere, almeno in parte, il bandolo della comprensione possibile del fenomeno, che va certamente analizzato sotto i vari profili sociologico, politologico, economico, culturale e religioso, ma a mio parere anche sotto questo specifico profilo filosofico-teologico.

Chi sono questi ragazzi, che noi giudichiamo folli o dis-perati? Cioè senza speranza? Senza senso? Insensati? No, troppo facile (caro papa Francesco), queste azioni hanno un senso, anche se abominevoli: hanno il senso di rispondere a una frustrazione “mortale”, a un retroterra povero o addirittura inesistente, a stati d’animo di vendetta per una precomprensione del rapporto tra islam e resto-del-mondo definita come rapporto tra “fedeli” e “infedeli” da convertire, con le buone o con le cattive. Che poi questi assassini siano reclutati tra marginali e delinquenti cambia poco o nulla. Anche Vallanzasca, nella sua “follia omicida”, cercava di smarcarsi dalla quotidiana normalità, con la rapina e l’omicidio. Diventava “qualcuno” uccidendo e rapinando. Anche Provenzano, mentre ordinava omicidi, pregava Padre Pio da Pietrelcina. Gli “inchini” dei Santi nelle processioni meridionali altro non sono che un aggancio del “sacro” alla cultura mafiosa, al familismo amorale eretto a sistema. Infatti, queste “famiglie” di assassini assomigliano in maniera impressionante alle ‘ndrine calabresi e alle famiglie di Scampia che inveiscono contro la Polizia quando questa opera arresti dei loro cari, come a Moelenbek, più o meno.

Il “sacro” è lo spazio “recintato” della bellezza che stupisce, della manifestazione assoluta dell’essere, e perfino dell’abominio crudelissimo e sanguinoso, quando collegato a una dimensione religiosa e di fede connotata dalla paura, dal risentimento e dalla vendetta.

Questo è stupefacente, ma non peregrino, caro lettore!

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3 Comments

  1. analisi povera di chi non conosce che il sacro del cristianesimo non è il separato ma lo spirito che soffia dove vuole spirito incarnato dove il sacrificio è uno solo quello di Dio non quello dell’uomo carico di doppia morale sacro come violenza ecccc d l’esempio dei mafiosi è fuori luogo

  2. Caro Costa (penso sia il suo nome), la ringrazio per la critica, anche se poco motivata. Infatti, quando si definisce “povera” una cosa si dovrebbe avere la pazienza (e forse la competenza) di fondarne le ragioni critiche, così come quando si ritiene “fuori luogo” qualche altra asserzione. Tenga conto che so bene che “lo Spirito soffia dove vuole”, essendomi affaticato per decenni sui temi teologici e avendo conseguito titoli adeguati in materia. Se Lei legge bene il mio testo, si accorgerà che la mia trattazione del “sacro”, ancorché sintetica perché destinata a corsi di formazione per persone non esperte della materia, non afferisce alla “teologia dogmatica” cristiano-cattolica, che presumo Lei conosca, ma alla dimensione filosofico-antropologica delle “religioni, che è ben altro “ambiente” teoretico. Mi stia bene, Renato

  3. ho letto dopo la sua biografia e pensavo di trovare il solito laureato laico ateo progressista che non pratica e non conosce bene teoreticamente il cristianesimo e le religioni ma parla solo per demolire dicendo scemenze invece vedo che lei effettivamente è competente e cosa più importante Vive queste cose, io sono solo un lettore della domenica. La risacralizzazione del clero e del tempio contro il sacerdozio universale dei fedeli con il battesimo più la morale ‘tollerante’ gesuita nel sud Italia ha prodotto paradossi (sono meridionale) ma il clero è vincolato anche da limiti culturale ebraici ,Bibbia nazionalismo religioso intollerante popolo eletto, quindi in parte scusabile per il resto sono il primo a riconoscere errori enormi del clero e dei cristiani anche meridionali . sul sacro di Otto ricordiamo che in oriente il sacro è tutto tranne che separato è quello che non si può separare da nulla ,oggi gli studi vanno fatti in ottica non solo eurocentrica per chiudere anche se fuori tema sul fatto del terremoto e del Domenicano ha detto una cosa che faceva parte della tradizione cristiana fino a ieri nella bibbia esiste solo la volontà di Dio nessuna natura o leggi autonome la teologia cristianaposteriore parla di onnipotenza ordinata ma oggi fa sorridere questo ma anche parlare di natura autonoma dualismo creatore creatura voluto o permesso da Dio con miracolo all’ultimo momento incomincia a far sorridere come le vecchie statue di dei che si trovano negli scavi di Pompei sono tempi questi non di risposte facili e consolatorie

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