Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Gli scherzi dell’ombra e il sentimento del contrario

2015-10-31 16.01.58Non mi sembra inutile considerare la vita umana come un doppio, la vita del corpo animato cangiante nel tempo, e la sua ombra, che lo segue… o, a seconda dell’ora del giorno, lo precede. Nella vita procediamo, a volte sicuri, a volte incerti, a volte indecisi tra sicurezza e timore. Così è per tutti, anche per chi esercita un grande potere, e spesso ha capogiri da altitudine, come sulla cresta di una grande montagna che dà su burroni profondissimi.

La maschera/ persona è ciò che usiamo di solito, quotidianamente, un po’ per celia e un po’ per non morire, anzi, per necessità di sopravvivenza. Non possiamo “essere noi stessi” sempre, in ogni circostanza, modo e luogo, ma dobbiamo essere adattabili, se possibile, senza compromessi morali, o quantomeno senza rinunziare all’opzione fondamentale (cf. K. Rahner) di un’etica declinata secondo principi di tutela dell’uomo e della natura quae illum continet. Gli atti particolari, dunque, possono anche essere dubitabilmente “morali”, purché il fondamento etico sia rispettato, e ciò è chiarissimo, se a volte dobbiamo fingere un po’, piegarci un attimo, girare attorno a un ostacolo, rinviando od omettendo qualcosa, oppure controllando uno scatto d’ira. Se ogni atto particolare dovesse riflettere il nostro “autentico essere” potremmo anche fare dei danni. La collera incontrollata può anche essere frutto dell’autenticità. Si sente dire spesso “sono/ è fatto così“. Ebbene, possiamo dire che non abbiamo diritto di agire in qualsiasi modo perché “siamo fatti così“?

L’inautentico non è solo, dunque, un atteggiamento/ comportamento periclitante verso la menzogna, ma può essere dettato anche dalla prudenza. In questo caso più che di menzogna si può trattare di accortezza, saggezza, e perfino sapienza umana. Quante volte mi è capitato di volere essere autentico e sbottare “tutto quello che penso” di un fatto o di una persona, magari con la persona stessa, e sono riuscito, graziaddio, ad evitarlo! Mal me ne sarebbe incolto se fossi stato “autentico”.

Un’altra chiave di lettura e azione, suggerito da straordinari personaggi come Pirandello e Cervantes, è l’umorismo. L’umorismo permette di accedere a “luoghi” psicologici che altrimenti potrebbero non essere utili, o addirittura un poco pericolosi: non sempre infatti è il caso di restare sui “toni alti” nei discorsi che si fanno in ambiti decisionali, ma talora è preferibile sdrammatizzare, se non ricorrere all’autoironia e alla celia. Serve essere anche un poco “giullari” se il clima è pesante e le decisioni da prendere gravi. Ce lo insegna la storia medievale.

Un ulteriore ambito cognitivo ed emozionale è il sentimento della finitezza e del limite umano, che può essere anche collegato all’umorismo e all’autoironia. Siamo o meno credenti nell’anima immortale e in Dio, non possiamo non sentire continuamente il nostro limite, (anche fossimo Bolt nel massimo splendore o nel kennediano Obama di otto anni fa, o in Traiano, Napoleone ad Austerlitz, Solimano il Magnifico, Gengis Khan o Timur Lenk, o addirittura Renzi, eh eh).

Serve dunque la nostra ombra che cammina con noi, la contraddizione, il contrario, il contrasto, il serio e il faceto, il giorno e la notte, l’acqua e il fuoco, e ogni altra polarità, per la salute della nostra anima e la saggezza del nostro quotidiano agire.

Transit omnia mundi et nos etiam. Qua re Gratias agamus Deo Optimo Maximo.

Post correlati

0 Comments

Leave a Reply

XHTML: You can use these tags: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>