Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Sara, o della coscienza morale mancante e/o di carenze orbito-frontali e cognitive

Ted BundyIl neologismo “feminicidio” è stato sdoganato da tempo, anche se a me non piace, perché ogni uccisione di umani è “omicidio”, che non significa uccisione di maschio ma di soggetto del genere “Homo sapiens“, maschio o femmina che sia.

Sara di Roma è stata bruciata dal suo ex lasciato da pochi giorni, riferisce il web e i media tutti.

Non riesco a capire se c’è qualcosa di diverso oggi da tempo fa, quando le uccisioni di esseri umani in Italia erano molto più numerose, e in proporzione tra maschi e femmine uguali a ora.

Il ventisettenne Vincenzo che uccide in un modo crudelissimo, da criminale, la ex fidanzata: ma che cosa ha nella testa? Che cosa lo spinge a fare un atto del genere? Un “malatissimo” e abnorme sentimento di possesso che non prevede altri possano avere quello che lui non può più avere? Un “malatissimo” moto di orgoglio “Ma questa come si permette di rifiutarmi? Ora le faccio vedere io“.

Nell’eterno dibattito tra determinismo neuro-etico e libero arbitrio, verrebbe da dire che è difficile pensare sia plausibile un atto dell’uomo (cf. Tommaso d’Aquino, II II) di tal fatta. Quasi impossibile, incredibile. No, accade.

Forse dovremmo autoanalizzarci meglio e porci in situazione. Ognuno di noi è potenzialmente un omicida, come spiega crudamente Adrian Raine, nel suo recentissimo L’Anatomia della Violenza. Le radici biologiche del crimine (Mondadori Università, 2016).

Chissà che genetica ha in corpo l’assassino di Sara e in che ambiente è vissuto, che educatori ha avuto… Chissà. Dalle immagini apparse sul web è carino, ma lo erano anche noti serial killer come il famoso, colto e intelligente Ted Bundy.

Non che il ragazzo romano sia della stessa pasta di sadico sociopatico, ma è stato capace di un crimine efferato come quelli dei killer peggiori. La normalità comporta dunque anche questo tipo di azioni? La “normalità”? Che cosa è la “normalità”?

Forse che siamo sempre in bilico sul crinale della possibilità di commissione di qualcosa di tremendo, ciascuno di noi “normali”? Oppure questo ragazzo, come altri che colpiscono i loro ex “amori”, sono tarati di natura?

Come fa la criminologia, con le sue presuntuose tesi esibite spesso sui media, a confrontarsi con la complessità dell’essere umano? I criminologi, i vari Bruzzone, Meluzzi, Picozzi sono neuro-scienziati e psico-filosofi e antropo-sociologi? Non mi pare.

L’impressione che ne traggo è che si dovrebbe smettere di pontificare in tv, facendo silenzio su questi fatti, invece di esibirli nei talk show, e piuttosto studiando e studiando umilmente la gravosa complessità dell’umano, che forse evolve e talora involve, tenebrosamente.

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