Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

331.4etc.

snoopyCaro lettor domenicale,

ebbene sì, quello nel titolo è l’inizio di un numero di cellulare che non riporto del tutto per caritatem patriae.

Da quel numero, stamani (oggi è giornata di referendum popolare nel mio anodino paesone su un quesito concernente l’unione o meno con un più piccolo comune limitrofo), ho ricevuto la seguente imperativa ingiunzione:

“Oggi vota e fai votare NO, per dire sì a un progetto migliore, più grande, e che ci permetta un VERO RISPARMIO. Seggi aperti fino alle 23. Vota NO!”

Tre verbi al modo imperativo in una riga. A me solitamente basta molto meno per farmi andare su tutte le furie e scatenare l’embolo iracondo che riposa sotto il mio proverbiale autocontrollo. Darmi ordini!

Al che rispondo: “Chi sei?” e “Come ti permetti di usare l’imperativo con me?” Nessuna risposta, che però mi arriva su una chat line più maneggevole. In realtà avevo capito benissimo chi fosse il mittente, ma ho voluto sottolineare due aspetti inaccettabili della comunicazione politico-telefonica, pur comprendendo le esigenze della propaganda elettorale che oggi si fa con largo uso della telematica e dei social.

I due imperativi, così come sono, presuppongono che il destinatario, cioè io, in questo caso, sia un perfetto cretino, non in grado di discernere nel proprio foro interno che cosa votare, ma non basta, perché il cretino destinatario dovrebbe avere dimestichezza con uno stuolo di cretini di second’ordine che gli ubbidiscono seduta stante, basta che lui, il cretino di prim’ordine, dia un’indicazione in un senso o nell’altro.

Dimenticavo: verso le 19.00 mi è arrivato un nuovo messaggio del tipo “Sei andato a votare NO? Hai tempo fino alle 23”. Questi gaglioffi dovrebbero sapere che la campagna elettorale finisce alle 24.00 del venerdì, e quindi non dovrebbero rompere i peperoni fuori tempo massimo.

Ripeto, è chiaro che questi messaggi vengono rivolti a una miriade di persone in indirizzo, ma io faccio parte della miriade senza avere portato all’ammasso il cervello. Delicato? Sì. Antipatico? Forse, a qualcuno di più, specie a quelli che pensano di poter risolvere i problemi del consenso con indicazioni generiche e massicce a gruppi indistinti di umani, o indistinguibili come le vacche nella notte (Hegel), che risultano tutte nere.

Auguri a chi pensa di poter renzianamente dialogare con tweet o cinguettìì di qualsiasi genere, bypassando personalità e intelligenze individuali, irriducibilmente uniche, tì tode tì, direbbe Aristotele, quella cosa lì, e se non capite, nuovi capi e capetti presuntuosi, studiate, affaticatevi sui libri e salutate con rispetto i saperi che non possedete.

Io sono e sarò sempre da un’altra parte.

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