Intellettuali, vanità, concretezza e stupiderie criminali
Gli intellettuali “politicamente corretti”, gramscianamente organici al potere odierno, sono piuttosto pericolosi, e nei casi migliori pure un poco ingenui, perché offrono visioni del mondo basate su una logica e una moralità spesso astratta, formalista, e perciò incapace di dialogare con la realtà concreta. Della categoria fanno parte giuristi, scrittori, giornalisti, presbiteri e teologi. E altri di categorie diverse, comunque ascrivibili a una intellettualità conosciuta e influente. Nomi esemplificativi? Saviano (per lui tutto è riconducibile a un Governo non abbastanza di sinistra e antimafia), Fazio (per lui bisogna sempre ammiccare con critiche al Governo in carica, tanto non si rischia nulla), Rodotà (per lui la Costituzione della repubblica Italiana è il Decalogo, cioè l’Intangibile), Mancuso (per lui il Vecchio Testamento e il Nuovo sono inconciliabili e così si propone -cosetta di poco conto, no?- di rifondare la Teologia fondamentale cristiana), Di Piazza (per lui bisogna essere comprensivi con tutti, e – magari severamente- perfino con assassini sorridenti, perché è sempre colpa della società se qualcuno delinque , e dunque nessuno è libero, luteranesimo incipiente, spinozismo inconsapevole).
Ora, che (cf. Saviano) molto spesso i governi di destra, centro e sinistra abbiano meritato dure critiche sul piano dell’etica sociale è fuori di dubbio, ma non si deve fare d’ogni erba un fascio; che (cf. Fazio) la critica, la satira e l’umorismo siano salutari è fuori di dubbio, ma non quando sono un sorriso “ti prendo per il culo” continuo, pur se forse ciò è anche per un prognatismo scarso (mento sfuggente); che (cf. Rodotà) la Costituzione della repubblica Italiana sia un monumento democratico è certissimo ma, come ogni opera umana, è da migliorare e aggiornare nel tempo; che (cf. Mancuso) le Scritture vadano interpretate oltre il loro letteralismo storico è necessario, ma non a senso unico, laddove si pretende di ridefinire addirittura la complessa nozione del “divino”; che (cf. Di Piazza) sia importante studiare e rimediare alle ingiustizie sociali è inconfutabile, ma non evitando di attribuire responsabilità precise ai singoli che commettono reati o peccati, che dire si voglia. Altrimenti, per tutti costoro, siccome tutto dipenderebbe dal potere, inteso come un Leviatano onnicomprensivo, e non come una dimensione antropologica concreta, nessuno è libero e dunque nessuno è colpevole, annichilando in questo modo l’etica e il diritto degli ultimi quattromila anni. Forse mai come in questi tempi negli ultimi duecent’anni gli intellettuali sono stati così succubi del potere e corrivi delle mode.
Il “politicamente corretto” è una tabe del pensiero, una pigrizia manifesta, un fomite di perbenismo e stupidità intellettualistica. Per non offendere nessuno, si offendono tutti, con definizioni logicamente imperdonabili. Le conosciamo: “allettato” per “paziente”, “diversamente abile” per “portatore di handicap”, “genitore 1 e genitore 2 ” per “padre e madre”, “sposi”, per “marito e moglie”, “afroamericano” per “nero” o “negro”, “non vedente” per “cieco”, “non udente” per “sordo”, “non parlante” per “muto”, “gender” per “sesso” e, direi: “pensante politicamente corretto” per “pensante”. Un anno fa quando avevo le grucce per un’artroscopia mal riuscita, mi definivo paralitico, come quelli che nel Vangelo vanno dal Maestro per essere guariti.
Dire che si è d’accordo sul motto “Verità per Giulio Regeni” è sacrosanto, ma anche che ciò non significa inimicizia per il grande popolo egiziano e attenzione per le difficoltà attuali di quel governo, insidiato dall’interno, in una regione turbolenta e difficilissima. Non c’è solo la “verità per Giulio Regeni”, e l’esecrazione per la barbarie del suo assassinio, ma anche la “verità su tutto il contesto” che ha generato quella tragedia. Politicamente scorretto, presidenta Boldrini? Bene, politicamente scorretto, ma intelligente nel senso proprio del termine.
Dare la colpa alla Scuola di Francoforte e ai suoi emuli mi sembra superficiale, così come darli alla Massoneria internazionale o alla New Age. La crisi è quella del pensiero argomentante, cavolo, forse troppo faticoso per i tempi in cui viviamo, tempi di mediatizzazione e automazione!
E ora, chiariamo un poco che cosa si intende per logica formale, così diversa dalla logica del concreto. La logica formale è quella che può accettare conclusioni insopportabili al comune buon senso, anche se inattaccabili sul piano deduttivo, a meno di non segnalare incongruenze di appartenenza categoriale o di classe logica. Un esempio: a) gli uccelli cantano, b) Baglioni canta, c) Baglioni è un uccello. E’ evidente che Baglioni non è un uccello, perché lo sappiamo per evidenza, ma la logica formale no, non lo sa.
Un altro esempio con la medesima struttura del precedente, ma che invece sta in piedi perfettamente, perché modalità formale di logica del concreto: a) l’uomo è razionale, b) il razionale è libero, c) l’uomo è libero. Questo sillogismo è valido perché propone due premesse immediatamente plausibili (a e b) e la conclusione(c) appare così, necessaria e inconfutabile.
Passiamo alla stupideria pericolosa. Vodafone propone di nuovo uno spot indecente come ai tempi di Megan Gale del “tutto intorno a te“. Allora il “tutto intorno a te” era proferito da una appariscente signorina australiana, che stizzava di sicuro eroticamente gli adolescenti del tempo, facendogli però, nel contempo, credere che tutto il mondo girava attorno a loro: un messaggio pedagogicamente devastante. Lo spot attuale rappresenta un signore magro e bruttino, che prima crede di essere atteso dalla bella sulla spiaggia e poi, superato da un tizio aitante e veloce, resta delusissimo, fermo sulle gambine a soffrire per niente. Dov’è la stupideria nel videoclip commerciale? Nella stonatura estetica, più grave ancora di quella etica, che prende in giro una persona più debole e meno bella, nell’insulto implicito inferto al personaggio meno prestante, perché “meno prestante”, quindi più lento (“Sei lentissimooo“, il refrain musicale echeggia una bella canzone della minore delle Bertè), perché è un idiotissimo messaggio circa la necessità di essere sempre belli e vincenti, altrimenti si è preda di una (colpevole?) sfigatezza. Ecco: su uno spot così scandalosamente anti-educativo, mi piacerebbe vedere gli strali degli intellettuali politicamente corretti!
Gli assassini di Dacca sono annoiati e stupidi, anche se ricchi e scolarizzati. Siamo d’accordo don Di Piazza? Che programma pedagogico prepareresti per loro, se fossero rimasti in vita, o per loro emuli certamente in via di martirizzazione, purtroppo. Perché la malattia cognitivo-morale è in corso di questi tempi, come un’epidemia di spagnola, amplificata dai media e dalla stupideria diffusa nella politica dei “grandi” e dei padroni del petrolio, ambigui custodi di Scritture antiche da interpretare con l’acribia dell’esegesi storico-critica e della “fusione degli orizzonti”. Io farei studiare in tutte le scuole teologiche Origene e Gadamer, i Sufi e Mosè Maimonide e, ebbene sì, Spinoza e Kant. E poi, che l’Atto di fede agisca pure nella mente e nel cuore delle persone, ma di persone abituate a pensare con la propria testa, non con quella di reclutatori e di manipolatori astuti e vigliacchi.
Ah. l’ultima: a San Benedetto del Tronto un gruppo di ragazzoidi italiani ha picchiato due bengalesi perché non sapevano i versetti del Vangelo! Oltre a chiedermi se i ragazzoidi italiani lo sapessero, che dire se non che questi ultimi sono dei sesquipedali cretini, poveri beoti decerebrati, da frustare sulla pubblica piazza, per ebetudine e stupidità intrinseca e insuperabile? Sì o no, oh signori “politicamente corretti” di tutte le risme?
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