Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

No dream is too high

claudio monteverdiE’ il titolo di un libro di Buzz Aldrin, ottantasei anni, quello che passeggiò sulla Luna con Neil Armstrong quarantasette anni fa. Edito dalla National Geographic di Washington, ha anche un sottotitolo Life lessons from a Man Who Walked on the Moon. Mentre noi sul piccolo pianeta azzurro cerchiamo di diventare ciò che (forse) siamo nei precordi. Ma diacronicamente, a fatica, con grande fatica, rallentamenti, ritorni, ascese e discese agli inferi.

Le Symphonie Sacrae  di Giovanni Gabrieli, veneziano, mi accompagnano nella sera con il loro infinito colorarsi d’infinito. Esegue The Taverner Choir e il London Cornett and Sackbut Ensemble, edito da L’Oiseau Lyre, Florilegium Series. Direttore Andrew Parrott.

Non riesco a credere siamo ancora così poveramente autocentrati e invidiosi, leggendo Aldrin e ascoltando Gabrieli. La grandezza campeggia su tanta pochezza, e mi domando: come si fa ad essere così legati al proprio, al ricettacolo del possedimento, del potere, della violenza? Come facciamo a non incespicare sul sasso dello scandalo mentre barcolliamo, uomini in divenire, forse?

Leggo qualche passo di Arendt, di Weil e di Etty Hillesum, tutte donne ebree, che hanno avuto a che fare con l’abisso dialogando senza paura. E poi una lettera di Edith Stein al suo mentore, il padre Erich Przywara, mentre ascolto le voci sopraniste, maschi che cantano “di testa” il Magnificat di Monteverdi, e poi ancora di Gabrieli il Suscipe, Quem vidistis pastores, Jubilate Deo, Misericordia, Surrexit Christus…

Forse è il caso di tornare alla diatriba del 1524 tra Erasmo e frate Martino, che discutevano circa il libero o il servo arbitrio, più orientato il primo a credere nella possibilità di un certo agire libero dell’uomo, mentre il secondo, convinto assertore della non-presenza della libertà, e pertanto dell’esigenza della grazia divina e della misericordia, del sentirsi -di Dio- bruciare i visceri (rahumin) di misericordia (hesed), per la povera anima che abbiamo. Peccatori.

Sentivo oggi dire che i soldi, anche se c’è la salute, sono ancora più decisivi di quella. Ah, povera anima confusa! Stamani e ieri ho fatto settanta chilometri in bici spendendo quattro euro e quattro euro per ristori in bar e osterie. Son bastati, e io convivevo con la beatitudo del sentirmi vivo e stanco, vigoroso e bisognoso, transeunte e immortale. Se voglio ho anche i tremila euro per una vacanza a Cuba o a Santo Domingo, ma non mi interessa.

Il mio alleluja è per la quotidianità che mi dà la forza di cercare il Vivente per ogni dove, nei silenzi della campagna, nello scampanio delle pievi minori nascoste da infinite lande di verde, nelle interpoderali a perdita d’occhio tra i pioppi, populus alba, femminile latino, altissimi, tra cui occhieggia il sole pomeridiano, ancora forte, e qualche brezza respira tra frondi rarefatti.

Deus Deus meus, che stai nell’eterno, sai che io, e tutti i piccoli viventi talora pensanti, siamo qui, anima mea et in vita mea, attendo vivendo il presente unico tempo vero, nella tua luce. Amen

Post correlati

0 Comments

Leave a Reply

XHTML: You can use these tags: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>