Il genere e alcune specie di cretini
Mi spiace, caro lettor mio, che gli appartenenti alle categorie di cui al titolo molto difficilmente leggeranno questo pezzo che li riguarda, per ragioni legate alla loro naturale appartenenza alla parte sinistra della campana di Gauss, quella della loro valutazione. Se uno solo di questi mi scrivessi per insultarmi, lo riterrei un successo, perché significherebbe che per qualcuno vi è ancora speranza. Attenzione bene: l’immagine qui a sinistra non è di un cretino.
Il titolo richiama la filosofia naturale di Aristotele e le sue classificazioni dei viventi. E così partiamo dall’esperienza di una mattina in bici, per paesi e contrade a cavallo tra il Friuli e il Veneto: Sesto al Reghena, Bagnara, Gruaro, Cordovado… e tanta campagna viridescente sullo sfondo dell’azzurrità agostana, quando vedi il sole che, pur caldo, sembra quasi presagire un cambiamento, da cogliere verso sera, intuendo la sua diversa angolatura, il suo illuminarti di striscio, all’orizzonte. Bene, all’interno del genere dei cretini, classifichiamo all’inizio almeno due specie, di cui la seconda è composita:
I cretini fluviali: traversando il ponte sul magno Tagliamento a Madrisio, dove le acque smeraldine scorrono nell’infinito magredo di sassi, una torma di bagnanti, con tende, auto quasi vicino all’acqua, confusione, radio con musica tecno a tutto volume, una mandria di cretini con qualche vittima innocente. L’acqua scorre con mormorio consolante, rassicurante, ma ignoto ai poveri astanti; l’ambiente è superbo, incantato, dove il grande fiume comincia a restringersi per contenersi nel possente alveo unitario verso Latisana, ma qui indugia ancora meandroso e ospitale per culti e incliti, che sono maggioritari, come in ogni consesso: anzi il consesso li rende, talora, maggioritari, gli stupidi.
I cretini motorizzati: in bici ogni raffica di vento è da gestire, ogni auto che ti scheggia pure, rumori improvvisi spaventano, di più se sono accentuati dalla cretineria. Auto con finestrini aperti, musica a trecento watt, e imbecilli con il braccio fuori a modo di scherani di Al Capone, ma sono solo giovani ubriachi reduci dalla spiaggia marina notturna; moto che sfrecciano a quasi duecento all’ora sulle strade provinciali e tu gestisci la raffica laterale contraria.
Ogni tanto leggo di un motociclista schiantatosi, e penso che quello schianto era scritto nei precordi dell’idiozia di quel tale. Pietas? Dura. Un cretino di meno, anche se “la madre dei…” e quel che segue.
Una terza specie di cretini è molto diffusa: quella di chi getta bottiglie di plastica e lattine dai finestrini dell’auto. Forse questi pensano che siano bio-degradabili, o forse si sono dimenticati di vivere sulla stessa terra che sporcano. Aprono il finestrino e gettano via il vuoto dopo avere bevuto, disinteressandosi di ogni conseguenza.
Una quarta e una quinta specie di cretini sono le seguenti: a) i passistoni che vanno in giro in team con bici da quattromia euro in su, a quaranta all’ora, che né vedono alcunché del paesaggio, né ti salutano mentre pedali a ventotto all’ora su una bici da mille euro; b) un giornalista Rai che segue le olimpiadi, affermante “Non so perché il nome Andrea lo mettono alle donne solo nel nord Europa, e non in Italia…” Ti rispondo io caro: “Andrea” è nome greco che significa “uomo valoroso, forte”, il “vir” latino. Occorre altro, scemo?”
Noialtri che leggiamo, ascoltiamo e talvolta scriviamo, abbiamo bisogno della pazienza, come virtù primaria, e di continuare in questa battaglia, per nutrire la speranza.
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